Europa divisa, Trump incerto su quale protagonismo ritagliarsi nel conflitto Isaraele-Iran: la parola d'ordine è....
Nel cinquantesimo dell’anniversario del Gruppo, a Kananaskis sulle Montagne Rocciose del Canada il conflitto avviato da Israele contro l’Iran si è preso il primo posto in agenda al G7: presenti tutti i leader – oltre al premier canadese Carney la nostra premier Giorgia Meloni, il capo della Casa Bianca Donald Trump, quello dell’Eliseo Emmanuel Macron, il premier inglese Keir Starmer, il cancelliere tedesco Friedrich Merz e il premier giapponese Shigeru Ishiba con la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, il leader ucraino Volodymyr Zelensky, la presidente messicana Claudia Sheinbaum e probabilmente il presidente sudcoreano Lee Jae-myung, il brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, il sudafricano Cyril Ramaphosa e l’indiano Narendra Modi.
L’Europa divisa
Una due giorni anticipata da un vertice informale di Meloni – arrivata in Canada dopo telefonate all’Emiro del Qatar, Tamim bin Hamad Al Thani, e ad Antonio Costa – con Carney, Starmer, Macron e Merz. Nel summit l’Europa si presenta al solito divisa (sulla difesa comune restano forti differenze su strategie e priorità, sull’Ucraina la posizione Ue è dominata dalla mancanza di una linea unitaria, nei rapporti con Trump l’Ue si conferma debole, reattiva più che proattiva, costretta a inseguire le mosse di Trump e a gestire le sue provocazioni sui dazi): al termine del vertice mancherà una dichiarazione unitaria emergendo singoli statement tematici.
La sfida di Giorgia Meloni
La sfida per la presidente del Consiglio è allora quella di non appiattirsi sulle posizioni generiche o differenti che sortiranno dalle parole degli altri leader Ue, mantenendo una posizione di equilibrio tra le diverse anime europee e l’alleanza atlantica. Sullo sfondo, il suo rapporto privilegiato con l’inquilino della Casa Bianca che tutti in Europa le riconoscono. Stavolta, però, l’accelerazione violenta del conflitto avviato dagli attacchi aerei di Israele e la risposta minacciosa dell’Iran, in un quadro la cui evoluzione non è facile prevedere, è stata accompagnata da reazioni e comportamenti del presidente americano non del tutto precisati, rivelati e, al momento, chiari sul tipo di protagonismo che il tycoon vuole ritagliarsi nella
vicenda. Se Trump, perfino incerto ad accogliere la proposta di mediazione avanzata da Putin, non ha ancora fatto vedere tutte le sue carte in questa partita, improbabile che possa contare, almeno nell’immediatezza dei primi giorni di questa guerra, da parte italiana un affiancamento ideale e totale alle posizioni di Trump. La parola d’ordine sarà “equilibrio”.