Attualità

La violenza No Tav e il moralismo immorale

di Giuseppe Tiani -


Per quanto mi riguarda, la brutalità preordinata dei No Tav non mi turba mi disgusta, il rabbioso disprezzo esercitato contro i lavoratori, i poliziotti e i beni pubblici e privati, ha fatto emergere ancora una volta e con chiarezza, il nauseante servilismo di alcuni politicanti verso ristrettissimi gruppi di delinquenti ben equipaggiati, organizzati e addestrati alla guerriglia.

Imbarazzanti i silenzi, quando orde di criminali devastano città e cantieri, lanciando bombe carta, pietre, molotov, pali di metallo e biglie d’acciaio contro i poliziotti, o quando l’autostrada Torino-Bardonecchia viene data alle fiamme, come accaduto nell’ultimo sabato pomeriggio di luglio, trasformato in teatro di brutale violenza da guerriglieri militarmente organizzata dei No Tav, che hanno distrutto cantieri, strade e mezzi.

La Valle di Susa paralizzata da impuniti delinquenti, che grazie alla copertura di un corteo pacifico si sono scagliati contro i cantieri della Torino Lione a San Didero, Chiomonte e Traduerivi, atti pianificati di guerriglia da stato di guerra. Mutatis mutandis nel sud Italia il fanatismo ambientalista oltranzista ha esercitato una pressione all’apparenza non violenta, ma tale da far dimettere il neoeletto Sindaco di Taranto. Gruppi di pressione violenti o non violenti dal chiaro profilo anarchico, che, essendo minoranze dalla cultura autoritaria, rifuggono i processi democratici ma godono d’inquietanti silenzi attraverso cui tessono una rete di coperture politiche, culturali e mediatiche. In questi casi e nelle reiterate aggressioni ai poliziotti nei servizi di ordine pubblico, le violenze esercitate sono rivendicate come libertà di manifestazione del dissenso, ma trattasi di condotte e atti ripugnanti.

Certo non mi scandalizzato per questo, ma lo sono per l’assenza della condanna corale da parte di tutti i gruppi parlamentari, tranne alcuni sempre attenti alla tutela delle funzioni e del lavoro delle forze di polizia. Poi solo accenni di rito, formali e laconici, formule sbrigative e cinicamente obbligate da parte di chi ritiene di fare politica e rappresentare a diverso titolo le istituzioni, ignavi accomunati dal silenzio attraverso il quale si offre copertura politica, ma all’occorrenza è sempre pronta la maschera del moralismo, un antico esercizio dell’ipocrisia del potere. È certamente una scelta l’assenza di attenzione di chi erettosi paladino dei diritti civili e del mondo del lavoro, nei fatti abbandona chi lavora nei cantieri della Tav e i lavoratori in uniforme blu.

Un silenzio colpevole, un’offesa ferina alla dignità umana dei lavoratori e dei poliziotti, che da molti, troppi, non sono considerati persone o lavoratori al servizio dei cittadini e dello Stato, un’ambiguità culturale prima che politica, da parte di chi si ritiene difensore della civiltà dei diritti e dei doveri, dei non negoziabili principi costituzionali della nostra Carta.
D’altronde, l’impegno politico per molti non è altro che la cifra dell’appartenenza a una casta elitaria, avendo svuotato di contenuto il valore del riformismo liberale e popolare, ridotto ad arido calcolo qualunquista, una garanzia per la permanenza al potere degli esponenti più grigi e datati della partitocrazia, e non per acquisire il consenso popolare necessario a governare un paese strategico come l’Italia, ma far sopravvivere sé stessi al di là di tutto.

E così, l’umus violento dei No Tav si alimenta, nonostante sia privo di qualsiasi embrionale forma di cultura politica, violenza pura e odio verso le istituzioni, verso chi lavora e verso i poliziotti che devono garantire l’integrità delle infrastrutture o chi le realizza.
In sintesi, i No Tav sostenuti dall’ignoranza nella pratica della violenza reprimono le libertà democratiche, coperti dall’ombra del vessillo moralista e vittimistico di un vacuo ecologismo di facciata, virtù ipocrite e immorali.
In questi contesti è puntuale come i treni giapponesi, la presenza dell’eurodeputata Salis che si scaglia contro tutto e tutti, perché morale è giustizia oltre che uno show sono ottimi prodotti del marketing politico. Il moralismo di facciata è utile a creare nemici, essendo totalmente privo di qualsiasi sfumatura etica è pura strategia, un inganno.

La morale del politicamente s-corretto non ti fa rischiare nulla, puoi giudicare tutto e tutti non avendo neanche il tempo per guardarti allo specchio.
In realtà, il moralismo politico italiano è diventato tossico, ha svuotato di significato parole e valori, sporcati nella loro essenza più intima avendo violentato la memoria di chi è perito per loro, la coerenza un reperto dell’archeologia politica non sottoposto a vincoli, l’onestà intellettuale un inutile orpello.
I No Tav e chi li sostiene o partecipa enfatizzando le loro assemblee, è complice morale e politico di pericolose forme di estremismo violento, che vanno represse con l’autorevolezza della forza dello Stato.


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