Esteri

L’ambasciatore Stefanini: “Tutte trattative parziali, così la guerra non può finire”

di Edoardo Sirignano -

STEFANO STEFANINI AMBASCIATORE


di EDOARDO SIRIGNANO

“Tutte trattative parziali. Così la guerra non può finire”. A dichiararlo l’ambasciatore Stefano Stefanini, consigliere diplomatico del presidente Giorgio Napolitano ed ex rappresentante dell’Italia alla Nato.

Il vertice di Gedda è la strada verso la pace?

In questo vertice ci sono al tavolo, tutti i Brics, tranne la Russia, ma anche l’Occidente e una serie di Paesi emergenti, tra cui Egitto, Messico e Indonesia, che hanno mantenuto sempre una posizione di relativa neutralità. È un forum importante perché sulla questione Ucraina si sono ritrovati sia l’Occidente, sia quelle nazioni che hanno cercato sempre di mantenere buoni rapporti con la Russia. Detto ciò, da quest’incontro non esce un piano di pace, ma piuttosto una pista di lavoro su temi settoriali.

Siamo, quindi, ancora lontani da un percorso che possa portare a un negoziato di pace?

Il dato politico molto importante, a parte l’assenza di Mosca, è la presenza dell’Ucraina. Il documento base su cui si è lavorato sono i famosi dieci punti di Zelensky. La relazione finale ovviamente non dice nulla di tutto ciò. Rivela solo la partecipazione di una delegazione di Kiev. Non c’è nulla che sia un riconoscimento o un appoggio al piano proposto da una delle parti. Nei commenti a margine, però, le indicazioni sono chiare: si è tenuto conto di integrità territoriale e sovranità nazionale, priorità appunto per l’Ucraina. Per quest’ultima, pertanto, è un chiaro successo diplomatico.

Cosa ne pensa, invece, della proposta avanzata da Erdogan?

È un tentativo della Turchia di trovare spazio. Erdogan, però, non ha la forza, il peso per portare avanti una trattativa di pace. Non può farcela da solo. Può ottenere solo risultati settoriali.

Qualcuno parla di una sorta di gelosia di Istanbul verso i suoi competitors?

Diciamo che c’è una competizione in atto. Erdogan, negli ultimi mesi, si è ritagliato un ruolo di grande mediatore, così come l’Arabia Saudita e altre nazioni. Né la proposta di Gedda, né quella turca, comunque, porteranno a un negoziato.

Può riuscirci la Santa Sede?

Sono tutte iniziative ben intenzionate. Possono, però, ottenere risultati parziali, settoriali. La Turchia l’aveva raggiunto sul grano. La Santa Sede sta cercando di spuntarla sui bambini deportati. Tutte cose che possono migliorare solo in maniera marginale. La guerra, intanto, continua e non si vede ancora una prospettiva di futuro roseo. Probabilmente non si vedrà.

Perché?

L’ interrogativo vero è se è un negoziato di pace o anche il cessate il fuoco interessi davvero la Russia. Mosca si sta comportando come se si stesse preparando a una lunga guerra. Questo, d’altronde, è il significato dell’uso del grano come arma.

Qualcuno, intanto, accusa la Nato di essere immobile. È d’accordo?

Assolutamente no! I Paesi Nato e quelli G7, compresa l’Italia, erano presenti alla riunione di Gedda. Chi è stato immobile sulla questione Ucraina sono stati proprio i Brics, che finalmente hanno scelto di muoversi.

Se l’Occidente è pronto a trovare una soluzione diplomatica, perché ci sono così tante difficoltà per arrivare alla pace?

Chi non è pronta alla pace è la Russia. La mediazione non è possibile. A Gedda hanno iniziato un percorso che può arrivare a un negoziato, ma non siamo ancora lì. Siamo arrivati semplicemente a individuare una serie di tavoli di lavoro.

Quando finirà, quindi, la guerra?

Mi chiede capacità divinatorie che non ho. I tempi per un armistizio potrebbero essere maturi solo entro la fine dell’anno, quando si esaurirà la controffensiva ucraina, quando ci sarà un certo esaurimento delle parti. A quel punto potrebbero esserci le condizioni per una fine delle ostilità. Per arrivare alla parola pace, però, il cammino è ancora lungo e tortuoso. Cessate il fuoco non significa che le parti rinunciano ai loro obiettivi, ma almeno temporaneamente a perseguirlo con le armi. Per intenderci, mi riferisco alla soluzione coreana. Il mio timore è che il Cremlino blocchi le trattative di mediazione. Ha una capacità di tirare avanti a lungo. I segnali che arrivano da Mosca sembrano quelli di un governo che voglia prepararsi a una lunga battaglia. Spero ovviamente di sbagliarmi.


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