L’indecoroso spettacolo dell’opposizione sul Decreto Sicurezza
L'approvazione del decreto in Senato segna l'abbandono della sinistra ai temi che sono più a cuore ai cittadini
Il Senato, in un clima da tifoseria a tratti violenta ha approvato il decreto in materia di sicurezza pubblica, tutela del personale di polizia, delle vittime dell’usura, dell’ordinamento penitenziario e una più puntuale disciplina della libertà di manifestare. Lo spettacolo indecoroso consumato nel “tempio” della democrazia ha posto in luce la crisi identitaria di rilevante parte del frammentato e contraddittorio sistema politico del paese.
L’aspro confronto e le critiche di parte degli studiosi del diritto penale, dell’ANM e dell’Unione Italiana delle Camere Penali, sono indicative di quanto i luoghi della realtà siano distanti da coloro che dovrebbero rappresentarla e trovare soluzioni, ma egoisticamente si evidenziano le criticità a cui l’élite sono sensibili e non l’interesse generale. Ma sono molte le voci fuori dal coro della comunità dei giuristi, che hanno bollato come irrealistiche, ideologicamente orientate e astratte alcune critiche, perché, appunto, avulse dalla realtà dei fenomeni criminogeni.
Dl sicurezza: le forze di polizia testimoni del disagio
Il mio punto di vista da poliziotto che ha vissuto e vive, le difficoltà quotidiane per prevenire fatti delittuosi e il disagio della popolazione, specie nell’Urbe, non è e non può essere in linea con quello dei Professori di Diritto Penale che sviluppano ragionamenti tecnici, ma astratti e affetti da strabismo nell’interpretare la realtà, oltre che contaminati da sfumature di cultura ideologica più che dal diritto. Le forze di polizia sono testimoni dirette del disagio, perché ascoltano e accolgono le crescenti difficoltà delle nostre comunità e dei cittadini. Mentre il comunicato emesso dai professori nei giorni in cui il DL era al vaglio del Presidente della Repubblica, recitava: “Sul ‘pacchetto sicurezza’ varato con decreto legge, l’AIPDP (Associazione Italiana dei Professori di Diritto Penale, ndr) ribadisce la seria… preoccupazione per un così vasto intervento espressione di un ricorso al diritto penale in chiave simbolica di rafforzamento della sicurezza pubblica, per di più realizzato con lo strumento della decretazione d’urgenza”.
Valutazioni marcatamente negative e di parte di una parte dei giuristi italiani, che ritiene l’iniziativa del Governo illiberale, discriminatoria e con sfumature criminogene, quindi il decreto cristallizzerebbe la regressione civile, politica e giuridica del nostro paese, tanto da esprimere una linea politico-criminale autoritaria. Espressioni molto forti, ma qualsiasi persona intellettualmente onesta ha ben chiaro che “l’uso del cd diritto penale d’autore o l’eccesso nell’uso della decretazione d’urgenza” sono strumenti che tutti i Governi hanno utilizzato con generosità dai tempi del Governo Craxi in poi.
Ciononostante, le politiche adottate dal Governo in tema di sicurezza pubblica, sono sostenute dai cittadini trasversalmente e ben oltre l’appartenenza ai partiti, se poi si amplia lo spettro visivo sul piano delle responsabilità politiche, non possono essere addossate ad una sola parte, perché sono il frutto naturale di ataviche responsabilità del mondo politico con i dovuti distinguo, e non solo. Il confronto si è concentrato nel rapporto tra cittadini e polizia, considerata dalle opposizioni per conformismo rituale o moda ideologica, strumento per la repressione del dissenso attraverso il diritto penale d’autore.
Decreto dai temi trasversali, ma l’opposizione rimane indietro sulla sicurezza
Dal dibattito emerge una visione datata della polizia da parte dell’opposizione, che è superata dalla storia sociale e politica del paese, avendo disperso l’insegnamento e la cultura della concretezza della DC e del PCI che fu attore di primo piano per l’avvento della polizia democratica, tanto che candidò più volte alla Camera dei Deputati nel collegio di Genova un sindacalista di polizia dell’epoca, il fine era quello di emancipare i poliziotti e porre un argine alla cultura corporativa dei corpi armati dello Stato, attraverso il sindacato dei poliziotti, con cui oggi per sua scelta non ha dialogo.
Oggi le politiche di sicurezza richieste a gran voce dai cittadini, dal sistema d’impresa e del turismo, sono state abbandonate dalla sinistra, che si caratterizza per posizioni massimaliste avendo reso marginale l’anima popolare. Comunque, le disposizioni del decreto qualificano la funzionalità della polizia e garantiscono trasparenza verso i cittadini e la magistratura, penso alla dotazione delle body cam per gli agenti.
Al di là delle polemiche, va preso atto che quando la polizia interviene per colmare i vuoti della politica, la democrazia è agonizzante, sinistra e opposizioni riflettano sugli spazi abbandonati, che altri hanno saputo colmare vincendo le elezioni e ottenendo il diritto di governare. Segnalo che il decreto Sicurezza, ha fatto emergere un inedito sentimento razzista che si è diffuso, esprimendosi in varie forme e alimentando l’odio manifestatosi in questi giorni sui social, dunque, va fatto tesoro dell’insegnamento di Papa Leone XIV, “le parole vanno disarmate”.
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