Politica

L’INTERVISTA – Alemanno: “Con me sindaco a Roma si viveva meglio. Nell’Expo hanno creduto solo sinistra e qualche tecnico”

di Edoardo Sirignano -

GIANNI ALEMANNO PORTAVOCE COMITATO FERMARE LA GUERRA


“Quando ero sindaco si viveva meglio a Roma che negli ultimi dieci anni. L’Expo, in cui ha creduto solo la sinistra con qualche tecnico, non avrebbe risollevato le sorti della capitale”. A dirlo Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma e leader del neonato partito “Indipendenza”.

Roma ha perso la partita di Expo. C’è un colpevole?

Difficile trovarlo. Il risultato dimostra che non è mai stata in partita. Qui non si tratta di una semplice sconfitta. Il sindaco e tutte le autorità che hanno scelto di candidare l’Italia e portarla in fondo a questa cosa hanno sbagliato perché hanno esposto Roma a una grande umiliazione. Né si sono resi conto di come eravamo messi, né di quale fosse la situazione di partenza

Se la capitale l’avesse spuntata, che idea si sarebbero fatti i visitatori del pianeta?

Roma certamente sconta una serie di ritardi strutturali. I grandi eventi, però, servono a trovare finanziamenti per migliorare le città. L’Expo, in ogni caso, non è paragonabile all’Olimpiade. Ha un impatto relativamente modesto.

In tanti le hanno attribuito, per anni, le colpe del declino dell’urbe. Dopo Marino, Raggi e Gualtieri, c’è stato qualche miglioramento?

Direi proprio di no. Lo dimostrano i dati. In realtà era già una situazione drammatica nell’ultimo periodo Veltroni. Ho trovato una città allo sbando quando sono diventato sindaco. Facendo i dovuti paragoni, ritengo che la mia Amministrazione sia stata nettamente la migliore degli ultimi dieci anni.

In base a cosa sostiene ciò? Esiste un parametro?

C’è una ricerca fatta ogni anno dall’agenzia per il controllo della qualità della vita su Roma, che dimostra che, nei cinque anni, in cui ero sindaco, si viveva meglio sia rispetto all’ultimo Veltroni che agli anni successivi. È un dato oggettivo. Basta, poi, girare per le strade per capire come siamo messi. Siamo di fronte a una capitale sporca, piena di immondizia e abbandonata al proprio destino.

Ritiene che il governo Meloni abbia fatto il possibile per aiutare il Campidoglio a uscire dal baratro, magari con l’Expo?

L’esecutivo Meloni non si è mai immedesimato in questa battaglia. L’ha inventata la sinistra e dei governi tecnocratici.

A suo parere, oggi, la destra può riprendersi Roma?

Dopo il risultato di Gualtieri, è estremamente facile per la destra riprendersela. Bisogna, però, trovare il candidato giusto. Se si continua a sbagliare in tal senso, non si va da nessuna parte.

Non serve, dunque, un altro Michetti?

Non voglio dare la croce addosso a Michetti, ottima persona e competente nel campo amministrativo. Il problema è che per trovare il giusto candidato sindaco va compiuto un percorso che passi attraverso le primarie, ovvero mediante un coinvolgimento vero del centrodestra. Bisogna smetterla con l’idea che si possono scegliere i candidati alla fascia tricolore in quattro persone e soprattutto chiusi in una stanza.

“Indipendenza”, il suo movimento, è pronto a collaborare col centrodestra nell’obiettivo?

Siamo fuori dal centrodestra. Siamo, quindi, pronti a collaborare con chiunque, compreso il centrodestra, purché ci siano programmi chiari e obiettivi ben definiti. È indispensabile uscire da situazioni, che pur di mantenere in piedi la coalizione, corrispondano a profili inadeguati o peggio ancora non prevedano modelli vincenti. Se c’è qualità daremo il nostro contributo, altrimenti andremo per conto nostro.

Croci celtiche, no vax e Lenin. Così Fanpage ha descritto l’ultima uscita pubblica del suo partito. Come aspirate a riprendervi la capitale dei pontefici?

Nel nostro ultimo incontro non c’erano croci celtiche. Qualcuno le poteva avere al collo per una scelta individuale e quindi non contestabile. Allo stesso modo, non c’erano no vax. C’era solo gente critica con la campagna vaccinale e ciò mi sembra un pensiero abbastanza esteso, anche tra chi ci critica. Lenin, poi, è un’invenzione. Sono tutti modi per generare confusione.

Quale sarà, intanto, il prossimo step per il suo partito?

Dobbiamo, innanzitutto, scegliere se presentarci o meno alle europee. Bisogna capire se abbiamo il tempo e il modo per organizzarci. In ogni caso, faremo delle grandi battaglie per sottolineare i temi su cui neanche il governo Meloni si è speso come avrebbe dovuto. Non si sta dimostrando spesso in grado di rendere indipendente, libera e forte la nostra Italia.


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