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L’INTERVISTA – Giovanni Schiavone (presidente Agci): “Le persone e i giovani ancora al centro del modello delle coop”

di Eleonora Ciaffoloni -


Abbiamo intervistato Giovanni Schiavone, il presidente nazionale dell’Associazione Generale Cooperative Italiane (AGCI).

Presidente, ci spiega come nasce Agci, qual è il suo ruolo e come è strutturata?
Agci nasce nel lontano 29 ottobre 1952, quindi ad oggi ha superato abbondantemente i suoi primi 70 anni di vita. Credo che abbia un grande ruolo, che ci è riconosciuto dalla Costituzione, perché ricordiamo che la carta riconosce con l’art 45 la funzione sociale che ha la cooperazione. Oggi Agci può essere annoverata come terza centrale cooperativa storica insieme a Lega Coop e Confcooperative, con cui abbiamo avviato un percorso unitario di rappresentanza che in questi giorni è oggetto di rivisitazione. Come associazione abbiamo una sede centrale qui a Roma e con le diverse sedi in tutte le Regioni e talvolta anche sedi provinciali. E poi si articola anche in settori, poiché tutte le coop che aderiscono ad Agci sono annoverate nei settori di appartenenza per le attività che svolgono.

Presidente, da quanto riveste questa carica e qual è il suo ruolo all’interno della cooperazione e dell’associazionismo?
Sono presidente dal 15 ottobre 2019, eletto in Consiglio generale, poi confermato al Congresso Nazionale tenutosi a Roma il 9 e il 10 dicembre 2020. Sono al mio quarto anno di mandato, con grande soddisfazione. Perché tutto l’ambito che mi ha accompagnato finora è stato proprio nel mondo dell’associazionismo e della cooperazione.

Si può dire che le cooperative contribuiscono allo sviluppo economico e sociale del Paese?
Assolutamente sì. Basti pensare che il nostro mondo incide sul Pil per circa l’8% ed è di grande sostegno al nostro sistema economico e sociale. Ma anche per il ruolo: perché al di là dei numeri, non bisogna trascurare il modello. Il nostro modello di impresa è diverso, poiché l’impresa cooperativa si rivolge alle persone, quelle che insieme alle altre contribuiscono all’impresa.

Oggi si parla molto di Salario Minimo. Qual è il suo pensiero al riguardo?
Penso che l’introduzione di un salario minimo sia una misura anche giusta, così com’è avvenuto anche in altri paesi europei. Però questa non deve essere generalizzata: deve avvenire in quei settori in cui non vi è la tutela derivante dall’applicazione dei contratti collettivi nazionali. Questa introduzione ancor di più darebbe significato e responsabilità ai rappresentanti del mondo del lavoro.

Infine, cosa consiglia ai giovani che si affacciano al mondo del lavoro?
Di farlo con entusiasmo, ma utilizzando il nostro modello di impresa. Un modello in cui tutti i soci sono proprietari dell’impresa ma nessuno di loro lo è in modo assoluto. Tutti sono protagonisti. Molti non sanno che possiamo essere di grande sostegno per i giovani, attraverso i nostri fondi individualistici lo stato ha dato grande opportunità al mondo delle coop permettendoci la costituzione dei fondi he vengono alimentati dal 3% dei mutui delle stesse coop per promuovere e sostenere questo modello. Per cui ai giovani dico: ben vengano. Troveranno grande sostegno, il nostro fondo in particolare ha varato nel 2023 un rewind a sostegno delle progettualità giovanili, start-up e tutto ciò che può essere promosso dai giovani. Un particolare non trascurabile, da sottolineare, è che le iniziative vengono sostenute e promosse vista la tendenza ad essere volano nei contesti socio-economici.


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