Esteri

Lo sfruttamento dei lavoratori nei McDonald’s dell’Arabia Saudita

di Martina Melli -


Le filiali di McDonald’s dell’Arabia Saudita sfruttano i lavoratori stranieri. E’ quanto emerso dall’indagine “Trafficking Inc“, condotta dal Guardian Us, il Consorzio Internazionale dei Giornalisti Investigativi, NBC News e Arab Reporters for Investigative Journalism. La vasta inchiesta indaga le responsabilità che alcune delle aziende più riconosciute al mondo potrebbero avere negli abusi all’interno delle loro filiali estere, franchising e partnership commerciali.

Il principe Mishaal bin Khalid al-Saud – che controlla più di 200 punti vendita McDonald’s in tutta l’Arabia Saudita –  è stato due volte onorato da McDonald’s, con il più alto riconoscimento per i suoi affiliati: il premio Golden Arch. Macrae Lee e Buddhiman Sunar, due ex impiegati di quelle filiali, originari del Nepal, hanno dichiarato di aver lavorato fino a 22 ore al giorno, con centinaia di ore di straordinari non retribuiti. Di aver subito insulti e  giorni di riposo negati anche con la febbre.

Lee è uno dei 15 dipendenti (attuali ed ex) che affermano che i manager dei punti vendita McDonald’s gestiti da Ricc (la società del principe) non permettono ai dipendenti di licenziarsi. Oltre ad aspettare mesi per i documenti di rilascio, i lavoratori sono costretti a pagare multe se decidono di andarsene prima della fine dei loro contratti di due anni.

Lee e Sunar sono tra i quasi 100 lavoratori migranti provenienti dall’Asia che affermano di essere stati sottoposti a pratiche repressive mentre lavoravano nelle sedi del Golfo Persico di quattro noti marchi americani e britannici: McDonald’s, Amazon, Chuck E Cheese e InterContinental Hotels. Tutti hanno affermato di essere stati costretti dagli agenti di collocamento indipendenti nei loro Paesi d’origine, a pagare tariffe di reclutamento esorbitanti. Hanno anche riportato di essere stati sottoposti a vari abusi, tra cui ila confisca dei passaporti, da appaltatori e supervisori in Arabia Saudita.

L’azienda globale McDonald’s dovrebbe monitorare e verificare ciò che accade nella sua catena di fornitura, sia che si tratti dei franchising sauditi o dei reclutatori nei Paesi di origine dei migranti in cui vengono assunti i lavoratori. Nella sua intervista del 2018 con Ceo Magazine, una rivista con sede in Australia, il principe saudita ha affermato che la propria società beneficia di un forte sostegno dalla società globale. “Abbiamo il privilegio di avere un alto livello di coinvolgimento del team globale di McDonald’s in ogni aspetto della nostra attività”. Il quartier generale del fast food americano è dunque “solo” inadempiente o è complice?


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