Politica

L’opa del Cav su Enel. Al valzer delle poltrone rigioca la carta Letta

di Eleonora Ciaffoloni -

PAOLO SCARONI GIANNI LETTA


Il governo vorrebbe procrastinare ma non può. Il tempo passa, le scadenze incombono. Bisogna trovare la quadra al più presto perché sta per iniziare la grande stagione delle assemblee e le società partecipate, piccole, medie e soprattutto grandi, hanno bisogno di nuovi dirigenti per continuare a lavorare. Il centrodestra sembra avere problemi a carburare. Ci sono tanti, troppi, veti incrociati. Il calendario, però, non aspetta nessuno. Nemmeno la maggioranza. Si parte il 20 aprile, con Monte dei Paschi di Siena. Si proseguirà, il 28 aprile, con Enav. L’otto maggio è in programma l’assemblea di Poste Italiane, che precederà di qualche giorno quella di Terna che si svolgerà in unica convocazione in una data compresa tra l’8 e il 15 maggio. Ma il giorno più lungo sarà il 10 maggio quando si riuniranno i soci di Enel e di Eni.
Per il momento, il socio di parte pubblica non avrebbe ancora espresso un solo nome. Almeno, nessuno si sarebbe esposto pubblicamente per qualcuno. Prima di mettere gli incarichi nero su bianco, occorre trovare un accordo. Che, al momento, non c’è.
L’unica novità è in casa Forza Italia: Licia Ronzulli, che già sognava di giocarsi la partita con la fascia da capitano, dovrà accomodarsi in panchina. Silvio Berlusconi ha scelto di mandare in campo, a trattare con le delegazioni di Fdi e Lega, il suo campione preferito e più fedele, quel fuoriclasse inossidabile che risponde al nome di Gianni Letta. Si tratta di una scelta precisa che guarda, più che agli equilibri interni al partito, alle alchimie nella coalizione di governo. Insomma, Berlusconi sceglie di aprire a Giorgia Meloni sacrificando Ronzulli. Mettendosi, così, in condizione di puntare al bersaglio grosso.

Che ha una sigla precisa: Enel. La presidenza, per Forza Italia e per la Lega, può andare a Paolo Scaroni. Che, secondo gli spifferi degli ultimi giorni, avrebbe messo tra le condizioni per accettare l’incarico quello di mantenere la poltrona da presidente del Milan. Tanto sforzo, però, potrebbe venir frustrato dell’irremovibilità di Giorgia Meloni. Che avrebbe già deciso, ma solo per l’amministratore delegato. Fuori Starace, arriverà, da Terna, come ad Stefano Donnarumma. Che, se si concretizzasse il passaggio, lascerebbe a Giuseppina Di Foggia (già ad Nokia Italia e data per papabile alla poltrona di Ceo di Terna qualora venisse lasciata vuota dallo stesso Donnarumma), una società sana e ambiziosa che, nel 2022, ha aumentato del 13,8% i ricavi (portandoli a 2.964,5 milioni), dell’8,6% l’utile di esercizio (857 mln) e con investimenti in essere pari a 1,7 miliardi di euro. Tuttavia, un certo margine di trattativa c’è. Se il nodo non si sciogliesse, potrebbe far sfumare la nomina di Di Foggia e allora Giorgia Meloni dovrà inventarsi qualcos’altro per tenere fede alla promessa fatta in occasione delle celebrazioni dell’8 marzo scorso: quella di affidare una poltrona da Ceo di una delle grandi partecipate di Stato a un manager donna. Certo, le manager di Stato non mancano: da Marina Natale (Amco) a Lucia Morselli (Acciaierie d’Italia). Tutte potrebbero tornare in gioco.

La partita più delicata, però, è quella di Leonardo. Flavio Cattaneo, stando a quanto giurano i bene informati, non è mai stato davvero in corsa. Roberto Cingolani, che Giorgia Meloni avrebbe voluto alla guida dell’azienda, accetterà un posto da consigliere per l’innovazione nella Nato. Non sarebbe incompatibile ma, evidentemente, si creerebbe un conflitto di interessi internazionale. Strada spianata, dunque, per Lorenzo Mariani, sostenuto fortissimamente dal ministro della Difesa Guido Crosetto. Alessandro Profumo, dunque, dovrà rassegnarsi a lasciare l’incarico.

Chi dorme tra sette guanciali è Claudio Descalzi, amministratore delegato Eni, riconfermatissimo. Tremano, però, i consiglieri d’amministrazione. Le voci di dentro riferiscono che a San Donato Milanese ci sarà un rapido e totale repulisti nel Cda, un azzeramento degli attuali consiglieri (che coinvolgerà anche qualche dirigente) per ripartire senza strozzature e colli di bottiglia, proprio da Descalzi.


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