Manovra, il ballo dei miliardi: i conti non tornano (a Confindustria)
Da sinistra: Il presidente della Regione Liguria Marco Bucci, il presidente di Confindustria Emanuele Orsini e il ministro Adolfo Urso, durante linaugurazione della 65ma edizione del Salone Nautico internazionale di Genova, 18 settembre 2025. ANSA/LUCA ZENNARO
Manovra e miliardi. Per favore, non dite al ministro all’Economia Giancarlo Giorgetti che, secondo il presidente di Confindustria Emanuele Orsini il piano di rientro per riportare il deficit sotto il 3% “si poteva fare l’anno prossimo”. Non ditegli nemmeno che a viale dell’Astronomia la manovra, nonostante le rassicurazioni di Giorgia Meloni sugli otto miliardi (circa) l’anno che arriveranno per le imprese, non piace granché. “Speriamo che ci sia il dolce”, ha affermato Orsini posticipando ogni giudizio a dicembre “tra il panettone e il brindisi di Capodanno” quando “le scelte del governo” saranno finalmente “nero su bianco”. E non più solo nelle bozze. Orsini, poi, non si trova neanche coi conti: “Noi abbiamo chiesto 8 miliardi su questo, vedremo quanti saranno alla fine, ma oggi sono 4, su quei 4 miliardi ovviamente è importante che ci sia una visione almeno di tre anni”. Urso gli ha risposto: i miliardi per le aziende sono nove. “Ma potevamo fare di più se non avessimo avuto la zavorra Superbonus”. Se agli industriali la manovra non piace, ai sindacati proprio non va giù. La Cgil oggi sarà in piazza ma c’è poco da meravigliarsi: la manifestazione era già stata indetta settimane prime che la manovra fosse anche solo scritta. La Cisl, che ha visto frustrate alcune delle sue richieste, a cominciare dalla detassazione delle tredicesime, ha promesso che chiederà diversi aggiustamenti in sede di dibattito parlamentare con l’obiettivo di “superare le criticità”. L’Usb, intanto, ha già indetto un altro (l’ennesimo) sciopero generale per il 28 novembre. State tranquilli, la tradizione sarà rispettata: cade di venerdì.
Ma il confronto prosegue, serratissimo, anche tra i partiti politici. In assenza, fino a prova contraria, di proposte e contromosse dall’opposizione del campo largo, è Forza Italia a recitare il ruolo di opposizione. Dopo aver strattonato i grand commis del Mef, scatenando la “murata” del ministro Giancarlo Giorgetti a difesa della funzionaria Daria Perrotta, individuata come il bersaglio della sua critica, ora Tajani se la prende con Maurizio Lupi. La manovra, per i due partiti moderati, diventa l’occasione per regolare pubblicamente più di qualche conto aperto. E così Lupi attacca Tajani asserendo che il vicepremier fosse a conoscenza delle misure in manovra a cui adesso Fi sta facendo la guerra. Il segretario forzista, da Porro, replica con ironia al capo dei Moderati: “Lupi è un po’ Pinocchio ma lo perdono perché ha detto che sapevo nulla e non era vero”. Finita qui? Manco per sogno, perché Maurizio Lupi è tornato alla carica evocando un altro personaggio di Collodi: “Ricordo che accanto al burattino c’è il Grillo parlante e sul contributo delle banche abbiamo discusso, tutti i leader dei quattro partiti insieme, e analizzato puntualmente ogni singolo contenuto della norma sulle banche previsto nella legge di bilancio”. Il fine settimana casca proprio a fagiuolo: servirà a ritrovare l’amalgama. Almeno all’interno dei gruppi parlamentari. In casa Fratelli d’Italia ci si prepara a un mese (o forse due) di fuoco. Il ruolo dei parlamentari meloniani, con ogni probabilità, sarà quello di raffreddare i fronti polemici che i due anzi i tre alleati (contando pure Lupi e la sua pattuglia con Forza Italia e la Lega) vanno accendendo attorno alla manovra. L’ultima voce è stata quella del compassato e posato Gilberto Pichetto Fratin. Nemmeno al titolare del Mase è piaciuta troppo la (drastica) cura dimagrante imposta al suo ministero, che gli costerà quasi mezzo miliardo: “Va rimodulato il taglio, ne riparleremo col Mef”. Fratin, nominato in quota Forza Italia, è uscito allo scoperto. Ma nemmeno gli altri ministri hanno gradito granché. A cominciare da Salvini che, oltre al danno di ritrovarsi mezzo miliardo in meno, si vede pure la beffa di essere bersagliato dalla Cgil come se i tagli al Mit se li fosse imposti da solo. Sarà necessario lavorare, e non poco, in parlamento per evitare che salti tutto. Sempreché, nel frattempo, da Bruxelles arrivino buone notizie. Una, però, Giancarlo Giorgetti l’ha già avuta. Ieri s’è conclusa la campagna di emissione dei nuovi Btp Valore per le famiglie: i buoni sono andati via, letteralmente, come il pane e lo Stato ha piazzato titoli per oltre 16,5 miliardi. Quasi il valore dell’intera manovra. Peccato, però, quei fondi verranno utilizzati per altro, a cominciare dall’acquisto delle armi come imposto da Bruxelles.
Torna alle notizie in home