Politica

ORLANDO FURIOSO

di Redazione -


di Mafalda Bocchino

Orlando furioso. Non stiamo parlando del poema cavalleresco di Ludovico Ariosto, piuttosto dell’ex ministro del Lavoro. A provocare l’ira del nativo di La Spezia, cresciuto nella corrente migliorista di Giorgio Napolitano, è una donna. Stiamo parlando di Schlein, ovvero la sardina che doveva conquistare il mondo Lgbt e ambientalista. Il piano del Pd rosso, come riferisce più di qualcuno, doveva essere concentrare tutte le energie su un volto nuovo, in grado di dare la svolta progressista. Una strategia perfetta, che combacia alla perfezione con le ambizioni della piccola Elly. L’odore del potere, però, cambia chiunque, anche chi è cresciuta politicamente nella pacifica Svizzera. Per succedere a Letta, infatti, non basta essere la paladina di un mondo che deve ritrovarsi. Servono apparati, truppe cammellate, amministratori e risorse. Ecco perché la 37enne, nativa di Lugano, pensa di bussare alla porta non di uno qualunque, ma di un tale Dario Franceschini, riferimento dello scudocrociato al Nazareno. Quest’ultimo, dopo qualche carezza della moglie, affascinata dall’ultimo prodotto del laboratorio degli Scientologist, sposa la causa e mette a disposizione della laureata in giurisprudenza i migliori generali. Sarebbe folle, d’altronde, da parte di chi cerca la marionetta di turno, non sposare le ragioni di una pecorella smarrita. In questo modo, l’uomo del Mibact resterebbe il riferimento indiscusso, il manovratore e soprattutto si fermerebbero le ambizioni dei redivivi “comunisti”, che dopo la debacle del 25 settembre, avevano davvero la possibilità risorgere. Da qui, appunto, scatta la rabbia di Orlando, il quale aveva puntato sulla Schlein come scala per la risalita. Non aveva neanche immaginato che potesse diventare l’ennesimo petalo della Margherita di Area Dem. Una posizione, d’altronde, che ha messo in seria difficoltà il compagno ex Guardasigilli. Tra le file progressiste democratiche non ci sono certamente problemi di abbondanza, né si poteva neanche pensare di lanciare il povero siciliano Giuseppe Provenzano. Le truppe del candidato designato, del portavoce delle cooperative rosse Stefano Bonaccini non possono essere battute da uno qualunque, a maggior ragione se quest’ultimo sembra aver ricevuto la benedizione degli ex renziani. L’unica via d’uscita alla crisi è una sola: rispondere con la stessa mossa dell’avversario, ovvero cercare il fedelissimo del giglio che non si ritrova sulla linea degli amici. A parte Nardella, il quale flirta con Bologna e secondo i più starebbe già pensando a un patto dell’Appennino, c’è solo un sindaco pronto a tradire, il primo cittadino di Pesaro Matteo Ricci. Quest’ultimo, secondo quanto consigliato dallo stratega de Roma Goffredo Bettini, sarebbe pronto a confrontarsi pure col Conte di turno pur di scalare le gerarchie. Per chiudere il cerchio, intanto, serve un ticket con una donna. La lampadina, quindi, si riaccende e Orlando scatena la sua ira verso chi, a suo parere, lo avrebbe tradito. Il teatro degli scontri, come rivela il Fatto Quotidiano, sarebbero i corridoi di Montecitorio, dove il nostro avrebbe addirittura preso per la giacchetta la povera Elly. “A bella – gli avrebbe detto – mi hai solato una volta, adesso ti metti a portare un po’ d’acqua e stai zitta, considerando che i sondaggi non ti danno oltre il nove per cento”. Non si sa come la svizzera, trapiantata in Italia, abbia reagito. Una cosa è certa, dopo aver appreso la delicata arte del do ut des dallo scudocrociato, non sarebbe disposta a sacrificarsi senza nulla in cambio. Ecco perché il pacato Orlando non può che meditare in solitudine e sperare in un’ancora di salvezza, che al momento tarda ad arrivare. 


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