Processo a Grillo jr, la sentenza salta per il suicidio del figlio di Contu
Sentenza rinviata al 22 settembre per il figlio del fondatore dei 5 Stelle
L’udienza finale del processo a Ciro Grillo, figlio del fondatore del M5S Beppe Grillo, e tre suoi amici accusati di violenza sessuale di gruppo è stata rinviata al 22 settembre: la sentenza, attesa per il 2 settembre, è saltata a causa della tragica morte – pare per suicidio – del figlio del giudice presidente del collegio, Marco Contu, che ha causato la sospensione immediata del processo. Anche le controrepliche delle difese si terranno nella nuova data fissata al 22 settembre.
Il suicidio del figlio del giudice Contu
La morte è avvenuta in circostanze drammatiche a Roma – probabilmente per suicidio: è stato investito dalla Metro della Capitale durante la notte – e ha colpito profondamente il tribunale. A causa di questo lutto, gli avvocati si sono opposti a continuare l’udienza il giorno successivo, anche se il presidente Contu si era reso disponibile a proseguire. La decisione condivisa è stata quella di rinviare la sentenza per rispetto del magistrato colpito dal lutto.
Il processo
Il processo riguarda fatti avvenuti nel 2019, con accuse di violenza sessuale nella casa di vacanza della famiglia Grillo in Costa Smeralda. La Procura ha chiesto 9 anni di reclusione per Ciro Grillo ei suoi tre amici.
L’accusatrice
Incerta, fino si giorni scorsi, la decisione sulla presenza in aula della principale accusatrice nel processo a Ciro Grillo. L’avvocata Giulia Bongiorno, sua legale, aveva espresso dubbi su questa evenienza durante la lettura della sentenza.
La giovane, all’epoca dei fatti 19enne, avrebbe voluto essere presente per ascoltare il verdetto, e Bongiorno stava ancora valutando questa possibilità perché il processo è stato particolarmente doloroso per la vittima. Bongiorno aveva sottolineato che la ragazza è stata sottoposta a una “radiografia” approfondita della sua vita privata durante il dibattimento, senza che ciò portasse a nulla di concreto, e ha difeso la sua immagine contro la ricostruzione fatta dalla difesa, ritenuta offensiva.
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