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Protesta al carcere di Regina Coeli: a fuoco l’ottava sezione

di Claudia Mari -


Protesta nella casa circondariale romana di Regina Coeli, dove si sono verificati momenti di tensione a causa di disordini e che hanno coinvolto alcuni detenuti dell’ottava sezione. Un gruppo di carcerati ha manifestato la propria protesta rifiutandosi di rientrare nelle celle e, come atto di ribellione, ha incendiato alcuni materassi.

Nonostante l’iniziale criticità, la situazione è stata successivamente riportata sotto controllo dalle forze dell’ordine presenti. Secondo quanto riferito da Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa polizia penitenziaria, durante la protesta sarebbero state fatte esplodere diverse bombolette dei fornelli da campeggio, comunemente utilizzati per la preparazione dei pasti dai detenuti. Questi episodi di vandalizzazione avrebbero arrecato ulteriori danni agli ambienti interni del carcere, peggiorando il quadro già complesso della gestione dell’ordine interno.

Protesta a Regina Coeli, le parole dei sindacati

 “Non ci sarebbero stati scontri fisici. Un agente sarebbe stato colpito da un leggero malore, probabilmente per l’inalazione di fumi sprigionati dagli incendi appiccati dai detenuti, mentre non ci sarebbero feriti o contusi. Ingenti i danni all’ottava sezione, di cui si porrebbe in forte dubbio l’agibilità. È di ogni evidenza che non si possa continuare così e che servano interventi urgenti dal governo per deflazionare la densità detentiva, potenziare la Polizia penitenziaria, garantire l’assistenza sanitaria e psichiatrica, nonché per reingegnerizzare il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e riorganizzare il Corpo di polizia penitenziaria”, fa sapere De Fazio, segretario generale della Uilpa.

“Con 1.170 detenuti a fronte di 626 posti disponibili e il 184% di surplus di detenuti, Regina Coeli è uno dei penitenziari più sovraffollati del Paese a cui fa da contraltare una voragine negli organici del Corpo di polizia penitenziaria con 350 agenti in servizio quando ne servirebbero 709. Basti pensare che di sera gli agenti impiegati sono normalmente meno di 20 in totale. D’altronde, a livello nazionale sono 15mila i reclusi oltre i posti disponibili e 18mila le unità mancanti alla Polizia penitenziaria. A questo si aggiungano strutture fatiscenti, dotazioni inadeguate, carenze nell’assistenza sanitaria e psichiatrica e approssimazione organizzativa e il quadro che ne emerge è autodescrittivamente desolante. A pagarne le spese ristretti e operatori con questi ultimi esposti ad aggressioni continue (oltre 2.700 nell’anno) e sottoposti a turnazioni massacranti con la compressione dei più elementari diritti anche di rango costituzionale”.

“Appare evidente che, con le tensioni continue e le ripetute intemperanze che si registrano dal nord al sud del Paese, non potrà andare sempre così e che in ogni caso tutto ciò non è accettabile per un Paese che voglia dirsi civile. Servono urgentissime misure in grado di stabilire condizioni minime di vivibilità, operatività e sicurezza nelle prigioni e che, palesemente, non possono passare solo per l’improbabile repressione, ma che devono puntare soprattutto sulla prevenzione” ha concluso.


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