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Riforma Corte dei conti, via libera del Senato tra polemiche e accuse di “scudo” agli amministratori

di Redazione -


Il Senato ha dato il via libera al disegno di legge Foti sulla Corte dei conti, una riforma che promette di cambiare in modo profondo i controlli sulla spesa pubblica e la responsabilità di funzionari e amministratori. Il testo, già approvato in prima lettura dalla Camera lo scorso aprile, divide nettamente maggioranza e opposizioni e incontra la dura contrarietà dei magistrati contabili.

Al centro dello scontro c’è un punto chiave: secondo i critici, la riforma riduce drasticamente la responsabilità per danno erariale e amplia il controllo preventivo sugli atti, trasformandolo di fatto in uno “scudo” per chi amministra. Un meccanismo che, avvertono, rischia di spostare il peso degli errori, e dei danni economici, sulle spalle dei cittadini.

Cosa cambia davvero con la riforma

La prima parte del provvedimento entrerà in vigore subito e riguarda le funzioni della Corte. La novità più rilevante è il doppio tetto al risarcimento per danno erariale: anche in caso di condanna, il funzionario o l’amministratore dovrà risarcire al massimo il 30% del danno accertato e comunque non oltre due annualità di stipendio lordo. Per i magistrati contabili, questo significa trasformare il risarcimento in una sanzione “limitata”, con il resto del danno che ricadrebbe sulla collettività.

Cambia anche il sistema dei controlli preventivi. Le amministrazioni potranno chiedere alla Corte:

  • un parere preventivo, che dovrà arrivare entro 30 giorni;
  • oppure sottoporre direttamente l’atto al controllo preventivo.

In entrambi i casi, se la risposta non arriva entro i termini, scatterà il silenzio-assenso e il dirigente sarà esentato da responsabilità. Solo chi non attiva alcuna interlocuzione e adotta un atto illegittimo potrà essere chiamato a rispondere per danno erariale.

La seconda parte della riforma sarà invece attuata tramite decreti delegati e inciderà sull’organizzazione interna della Corte: accorpamento delle sezioni centrali e regionali, separazione delle funzioni requirenti e giudicanti e rafforzamento dei poteri del procuratore generale.

Le ragioni della maggioranza

Per il governo e i partiti di maggioranza, la riforma della Corte dei conti serve a combattere la cosiddetta “paura della firma”, che secondo questa lettura paralizza l’azione amministrativa.

Fratelli d’Italia parla di una riforma “necessaria”, che riafferma il principio del controllo ma lo ancora a fatti concreti e non a presunzioni. La Lega sottolinea invece la maggiore prevedibilità delle conseguenze per chi opera nella pubblica amministrazione, vista come un incentivo a decidere senza timori eccessivi.

L’allarme delle opposizioni e dei magistrati contabili

Di tutt’altro avviso le opposizioni. Il Partito Democratico denuncia una “pericolosa deresponsabilizzazione” dei pubblici amministratori e teme che la riforma indebolisca i controlli sugli sprechi. Per i dem, il combinato disposto tra tetto al risarcimento, silenzio-assenso e riduzione della responsabilità per colpa grave rischia di non superare nemmeno il vaglio di costituzionalità.

Ancora più duro il Movimento 5 Stelle, che vede nel nuovo sistema dei pareri preventivi un possibile “via libera alle illegalità”. Secondo i pentastellati, senza un rafforzamento degli organici della Corte, l’effetto sarà un ingolfamento delle richieste e un ricorso sistematico al silenzio-assenso. Una disparità di trattamento che, a loro avviso, viola il principio di uguaglianza davanti alla legge.

Critiche arrivano anche dai magistrati contabili, che temono un uso massiccio del controllo preventivo soprattutto sugli atti legati al Pnrr, con il rischio di rallentamenti e conflitti istituzionali.

Uno scontro destinato a continuare

Il voto in Senato non chiude la partita politica. Le opposizioni parlano apertamente di una riforma punitiva nei confronti della Corte dei conti e annunciano battaglia sul piano costituzionale. La maggioranza, al contrario, rivendica una scelta di “fiducia” verso gli amministratori pubblici.

La riforma della Corte dei conti entra così nella fase più delicata: quella dell’attuazione. Ed è lì, tra decreti delegati e primi casi concreti, che si capirà se davvero servirà a sbloccare la pubblica amministrazione o se, come temono i critici, finirà per ridurre i controlli e aumentare il conto finale per i cittadini.

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