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Sanità, allarme Gimbe: spesa sotto Ocse e Europa per 48 miliardi

di Angelo Vitale -


Sanità, allarme della Fondazione Gimbe per “l’imponente sotto-finanziamento” della sanità in Italia, con una spesa pubblica che nel 2022 si colloca sotto la media sia nell’area Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) sia in Europa. “Al cambio corrente dollaro/euro – calcola il presidente Gimbe, Nino Cartabellotta – il gap con la media dei Paesi europei dell’Ocse oggi ammonta a oltre 808 euro pro-capite. Tenendo conto di una popolazione residente Istat al primo gennaio 2023 di oltre 58,8 milioni di abitanti”, il dato “si traduce nella cifra monstre di oltre 47,6 miliardi di euro”. Un “baratro” che, insieme ad altri fattori quali la crescente “carenza di personale, i modelli organizzativi obsoleti, l’incapacità di ridurre le diseguaglianze e l’inevitabile avanzata del privato”, elenca la Fondazione, causa una “progressiva erosione del diritto costituzionale alla tutela della salute, in particolare nelle regioni del Sud”.

“Con l’imminente Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (NaDef) e, soprattutto, in vista della discussione sulla Legge di Bilancio 2024 – spiega Cartabellotta – la Fondazione Gimbe ha analizzato la spesa sanitaria pubblica nei Paesi dell’Ocse, al fine di fornire dati oggettivi utili al confronto politico e al dibattito pubblico ed evitare ogni forma di strumentalizzazione”. La fonte utilizzata – illustra una nota – è il database Oecd Stat, aggiornato al 3 luglio 2023 con dati 2022 (o anno più recente disponibile) dei Paesi dell’area Ocse: spesa sanitaria pubblica, sia in percentuale del Prodotto interno lordo (Pil) che in dollari pro-capite a prezzi correnti e parità di potere d’acquisto. La spesa sanitaria pubblica include per ciascun Paese diversi schemi di finanziamento, di cui uno solitamente prevalente: fiscalità generale (per esempio Italia o Regno Unito), assicurazione sociale obbligatoria (es. Germania, Francia), assicurazione privata obbligatoria (es. Usa, Svizzera).

Per la sanità, secondo Gimbe “la spesa pubblica del nostro Paese nel 2022 si attesta al 6,8% del Pil, sotto di 0,3 punti percentuali sia rispetto alla media Ocse del 7,1% che alla media europea del 7,1%. Sono 13 i Paesi dell’Europa che in percentuale del Pil investono più dell’Italia, con un gap che va dai +4,1 punti percentuali della Germania (10,9% del Pil) ai +0,3 dell’Islanda (7,1% del Pil). In Italia – prosegue il report – anche la spesa sanitaria pubblica pro-capite nel 2022, pari a 3.255 dollari, rimane al di sotto sia della media Ocse (3.899 dollari) con una differenza di 644 dollari, sia della media dei Paesi europei (4.128 dollari) con una differenza di 873 dollari. E in Europa sono ben 15 Paesi a investire più di noi in sanità, con un gap che va dai +583 dollari della Repubblica Ceca (3.838 dollari) ai +3.675 della Germania (6.930 dollari). Il gap con i Paesi europei si è ampliato progressivamente dal 2010, a seguito di tagli e definanziamento pubblico, sino a raggiungere 590 dollari nel 2019; poi si è ulteriormente esteso negli anni della pandemia quando, a fronte di un netto incremento della spesa sanitaria in Italia, gli altri Paesi europei hanno comunque investito più del nostro”.

Guardando al trend della spesa sanitaria pro-capite nel periodo 2008-2022, risulta “impietoso – incalza Gimbe – il confronto con gli altri Paesi del G7”. Innanzitutto, negli altri Stati del Gruppo dei 7, eccetto il Regno Unito, rileva la Fondazione, “la crisi finanziaria del 2008 non ha minimamente scalfito la spesa pubblica pro-capite per la sanità: dopo il 2008 il trend di crescita si è mantenuto o ha addirittura subito un’impennata. In Italia, invece, il trend si è sostanzialmente appiattito dal 2008, lasciando il nostro Paese sempre in ultima posizione”.

In secondo luogo, osserva Cartabellotta, “l’Italia tra i Paesi del G7 è stata sempre ultima per spesa pubblica pro-capite: ma se nel 2008 le differenze con gli altri Paesi erano modeste, con il costante e progressivo definanziamento pubblico degli ultimi 15 anni sono ormai divenute incolmabili”. Se infatti “nel 2008 tutti i Paesi del G7 destinavano alla spesa pubblica pro-capite una cifra compresa tra 2mila e 3.500 dollari e il nostro Paese era fanalino di coda insieme al Giappone – rimarca Gimbe – nel 2022, mentre l’Italia rimane ultima con una spesa pro-capite di 3.255 dollari, la Germania l’ha più che raddoppiata sfiorando i 7mila dollari”.

Infine, commenta ancora Cartabellotta, “se per fronteggiare la pandemia tutti i Paesi del G7 hanno aumentato la spesa pubblica pro-capite dal 2019 al 2022, l’Italia è penultima poco sopra il Giappone”. Soprattutto, fa notare la Fondazione, “dopo l’emergenza Covid-19 il gap con gli altri Paesi europei del G7 continua a crescere: infatti nel nostro Paese la spesa sanitaria pubblica nel 2022, rispetto al 2019, è aumentata di 625 dollari, quasi la metà di quella francese (1.197 dollari) e 2,5 volte in meno di quella tedesca (1.540 dollari)”.

“La sanità pubblica è una priorità su cui investire continuamente e non un costo da tagliare ripetutamente. Ecco perché il nostro Paese ha urgente bisogno di invertire la rotta, con segnali già visibili nella NaDef 2023”, la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza, “e soprattutto nella prossima Legge di Bilancio. Altrimenti sarà l’addio al diritto costituzionale alla tutela della salute”. E’ il monito del presidente Gimbe, Nino Cartabellotta, a commento dei risultati di un’analisi della Fondazione sulla spesa sanitaria pubblica italiana nel contesto internazionale.

Sulla sanità l’allarme Gimbe circa la spesa è chiaro:”I confronti sulla spesa sanitaria pubblica pro-capite relativi al 2022 – osserva Cartabellotta – confermano che l’Italia in Europa precede solo i Paesi dell’Est (Repubblica Ceca esclusa), oltre a Spagna, Portogallo e Grecia. E tra i Paesi del G7, di cui nel 2024 avremo la presidenza, siamo fanalino di coda con gap ormai incolmabili, frutto della miopia della politica degli ultimi 20 anni che ha tagliato e/o non investito in sanità ignorando, a differenza di altri Paesi, che il grado di salute e benessere della popolazione condizionano la crescita del Pil”.

“I principi fondamentali del Servizio sanitario nazionale”, ossia “universalità, uguaglianza ed equità, sono stati traditi – afferma il vertice Gimbe – e oggi sono ben altre le parole chiave del nostro Ssn: infinite liste di attesa, affollamento dei pronto soccorso, aumento della spesa privata, diseguaglianze di accesso alle prestazioni, inaccessibilità alle innovazioni, migrazione sanitaria, rinuncia alle cure”.


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