Scandalo Milano, sei arresti: domiciliari per Tancredi e Catella
Un altro passaggio dell'inchiesta: per il solo Bezziccheri il carcere
Ci sono sei arresti nell’ambito dell’inchiesta di Milano relativa a presunti casi di corruzione e irregolarità nella gestione urbanistica della città. Tra i destinatari della misura ci sono l’ex assessore comunale Giancarlo Tancredi e l’imprenditore Manfredi Catella, fondatore di Coima, società coinvolta nella riqualificazione edilizia della città.
L’inchiesta, gli arresti a Milano
L’inchiesta, iniziata due anni fa e approfondita recentemente con il terremoto giudiziario che ha colinvolto perfino il sindaco Beppe Sala, ipotizza un sistema di corruzione sistemico finalizzato a facilitare il rilascio di permessi edilizi illegali, ignorando norme urbanistiche come quelle relative all’altezza degli edifici. Ci sono intercettazioni telefoniche e sequestri di cellulari che supportano le indagini, e tra gli oltre 60 indagati figurava appunto anche il primo cittadino, accusato di false dichiarazioni e induzione indebita a dare o promettere utilità: il Gip ha cancellato per lui e per Stefano Boeri il reato di induzione indebita.
Tutti gli arrestati
I sei arrestati nell’inchiesta sull’urbanistica a Milano sono Giancarlo Tancredi, ex assessore comunale all’Urbanistica, recentemente dimessosi dopo un drammatico Consiglio comunale, che è accusato di concorso in corruzione, falso e induzione indebita; Manfredi Catella, imprenditore e fondatore di Coima, società immobiliare; Andrea Bezziccheri, imprenditore di Bluestone – l’unico finito in carcere, gli altri cinque sono ai domiciliari-; Giuseppe Marinoni, ex presidente della Commissione paesaggio del Comune di Milano, una delle figure centrali nell’inchiesta; Alessandro Scandurra, architetto; Federico Pella, architetto, dimissionario da un ruolo nello studio di progettazione J+S.
Le accuse principali contestate sono concorso in corruzione, falso, induzione indebita a dare o promettere utilità.
Giancarlo Tancredi aveva respinto le accuse, ribadendo la correttezza del suo operato e sostenendo di aver agito nell’interesse pubblico. Aveva risposto a tutte le domande del gip durante l’interrogatorio, durato circa un’ora e mezza, e depositato una memoria difensiva.
Manfredi Catella, ceo di Coima, aveva riferito ai giornalisti di aver risposto a tutte le domande e di aver dato la sua versione nell’interrogatorio con il gip, difendendosi dalle accuse mosse dalla Procura.
Torna alle notizie in home