Politica

Terzo polo alla francese

di Edoardo Sirignano -


Renzi è il nuovo re del centro. A incoronarlo il francese Macron. L’Eliseo invia nella capitale il pupillo del presidente Stéphane Séjourné. Il segretario di Renaissance, in un affollato Teatro Eliseo, ha il compito di mettere la parola “fine” sulla lunga diatriba tra Azione e Italia Viva. Calenda deve abbandonare l’idea della corsa solitaria e donare le proprie truppe per un fine più alto: la rinascita del terzo polo che si antepone alla destra di Giorgia e alla sinistra di Elly.

Pace a porte a chiuse

A svelare subito le carte è Sandro Gozi, il fedelissimo di Matteo, ora alla corte di Emmanuel. Questo ultimo, prima di entrare in sala, indica il piano transalpino e cioè: tutti dentro senza fiatare. La sua presenza in cabina di regia, d’altronde, vale più di mille parole: Carletto de Roma dovrà fare il gregario e sottostare a chi è stato prescelto da Parigi. Nessuno dimentica i cinguettii polemici del pariolino verso l’europarlamentare originario di Sogliano al Rubicone quando Philippe lo nominò responsabile degli affari continentali. Un segnale plastico di come il dominus di Azione dovrà abbassare la cresta, senza fiatare troppo. Dovrà, piuttosto, tornare a fare da gregario al suo vecchio presidente. Il toscano lo sa bene e in cravatta viola, con un sorriso a trentadue denti, parla come chi ha già vinto la contesa moderata. Le percentuali contano poco in questo particolare momento storico. Ha un peso, invece, chi riesce ad aggregare e Renzi, in una fase travagliata per i riformisti, sembra essere l’unico in grado di recuperare sia i cattolici dem, delusi da un Pd a trazione massimalista, sia i berluscones in cerca di una nuova casa. Passare dalle parole ai fatti, però, è altra cosa. L’avvertimento del segretario dei Radicali Riccardo Magi vale più di mille parole: “Non abbiamo paura di andare da soli alle europee – dichiara prima di intervenire tra le due donne del terzo polo”. L’unica notizia positiva è che i malumori dell’ultima settimana sembrano ormai acqua passata. L’intesa per la compagine unica, sotto l’egida di Renew Europe, c’è sin dalla riunione prima dell’assemblea pubblica, dove Carlo e Matteo convergono sulla necessità di un progetto comune, unica strada sicura per superare l’impervio cammino verso Bruxelles. “Se non blocchiamo il progetto Meloni – sottolinea l’ex presidente del Consiglio – l’Europa è spacciata”. Occorre per Renzi, dunque, tornare alla politica vera e perché no al compromesso. Il fine, come diceva Machiavelli, giustifica i mezzi. L’inventore della Leopolda, quindi, non si nasconde dietro a un dito e afferma: “bisogna trovare accordi comuni, con fatica”.

I mugugni renziani e le minacce di Carletto

Il prezzo più alto, comunque, non lo pagherà quel finto-pacificatore, che evita il panel con il suo ex ministro con la scusa della finale di Coppa Italia, ma piuttosto chi aveva provato a mettere dei paletti nei confronti di Iv, a questo punto più debole solo per qualche sondaggista. Un sofferente Calenda, contestato dalla platea della kermesse del Teatro Eliseo, per restare nelle grazie continentali, deve salire sul palco e dire “state boni amici di Italia Viva. Occhio che salta tutto”. Allo stesso tempo, però, deve rinnegare la strategia portata avanti fino a questo momento. Non può nascondersi dietro agli specchi. “Non ci siamo riusciti come Terzo Polo – afferma – speriamo di farlo come Renew Europe”. È la speranza di Séjourné, il cui unico interesse è creare un’alternativa competitiva a Meloni, sempre meno amata nei salotti governativi parigini. La ricetta è, dunque, come propone il Carletto dei Parioli, tornare allo spirito repubblicano di Draghi: “Non deve essere un matrimonio di interesse – sostiene l’ex titolare del Mise – ma un processo. Oggi siamo tre partiti distinti che devono collaborare per ottenere i voti”.


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