Tregua a Gaza: Netanyahu accetta il piano di Witkoff. Hamas orientato a respingerlo
Israele ha accettato “l’ultima proposta” dell’inviato della Casa Bianca, Steve Witkoff, che “ci è stata consegnata la notte scorsa”. Lo ha dichiarato il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, nel corso di un incontro con le famiglie degli ostaggi.
“Hamas non ha ancora risposto – ha aggiunto Netanyahu – Non ci fidiamo delle promesse di Hamas di liberare gli ultimi prigionieri e pertanto continueremo la guerra finché Hamas non sarà eliminato e non lasceremo la Striscia di Gaza finché tutti i prigionieri non saranno restituiti”.
Il movimento islamico di resistenza non è soddisfatto del nuovo piano di Witkoff che prevede una tregua di 60 giorni nella Striscia di Gaza ed il rilascio di 10 ostaggi in due fasi entro una settimana l’una dall’altra. Lo ha riferito su X il giornalista di Axios, Barack Ravid, citando una fonte a conoscenza dei dettagli dei negoziati. Si stabilisce anche il ritorno della distribuzione degli aiuti nella Striscia sotto l’egida dell’Onu e delle organizzazioni internazionali. L’esercito israeliano, infine, dovrebbe ritirarsi nelle posizioni che occupava prima dell’inizio della nuova offensiva.
“Non risponde alle richieste del nostro popolo”, ha detto nella serata di ieri all’Afp Bassem Naim, uno dei leader in esilio della fazione palestinese. Per Naim, la risposta dello Stato ebraico “significa in sostanza la perpetuazione dell’occupazione, la prosecuzione degli omicidi e della fame, anche durante il periodo di tregua temporanea”, senza soddisfare le principali richieste dei miliziani, tra cui “la fine della guerra e della fame”. Nonostante questo, Naim ha precisato che la leadership del movimento sta “esaminando con grande senso di responsabilità e patriottismo” la posizione da assumere.
La Protezione civile di Gaza ha comunicato che i raid israeliani hanno ucciso nell’ultimo giorno 44 persone, di cui 23 in un attacco a un’abitazione nel centro della Striscia, a est del campo profughi di Al-Bureij.
Il governo israeliano ha confermato l’approvazione di 22 nuovi insediamenti in Cisgiordania. La misura include la costruzione di altre colonie nel territorio palestinese e la legalizzazione di quelle preesistenti.
Il provvedimento ha ricevuto il plauso del ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich, che l’ha definito una “decisione generazionale” che arriva “58 anni dopo la liberazione della Giudea e della Samaria”, riferendosi all’occupazione israeliana della Cisgiordania dal 1967. Per Smotrich “lo Stato di Israele è tornato sulla via della costruzione, del sionismo e della visione”.
Il progetto del governo israeliano è “un ostacolo deliberato alla creazione di uno Stato palestinese”, ha commentato in un post su X il ministro britannico per il Medio Oriente, Hamish Falconer.
“Il Regno Unito condanna queste azioni”, ha aggiunto Falconer, sottolineando che “gli insediamenti sono illegali secondo il diritto internazionale, minacciano ulteriormente la soluzione a due Stati e non proteggono Israele”.
Hamas ha contestato la mossa di Tel Aviv. “È una sfida palese alla volontà internazionale e una violazione grave delle risoluzioni delle Nazioni Unite”, ha denunciato il gruppo palestinese, stando a quanto riportato da al-Jazeera.
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