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Esteri

Trump stanga i colossi del petrolio russo. Cina e India congelano l’import da Mosca

Le principali compagnie petrolifere statali cinesi hanno sospeso gli acquisti di petrolio russo. Riduzioni anche dall'India.

di Ernesto Ferrante -


Donald Trump ha sparigliato le carte sul tavolo dei negoziati sull‘Ucraina con la Russia, imprimendo una svolta alla sua strategia. Le sanzioni varate dall’Office of Foreign Assets Control (Ofac) del Tesoro Usa a carico dei giganti russi del petrolio Rosneft e Lukoil, con l’obiettivo di ridurre la principale fonte di finanziamento della macchina bellica russa, segnano il passaggio alle misure dirette.

Il cambio di passo di Trump con la Russia

Trump deciso di forzare la mano per rispondere all’intensificazione delle operazioni militari sul campo di battaglia da parte di Mosca, che sta sfondando nel Donetsk. Entrambe le parti vogliono sedersi a trattare con argomenti più convincenti rispetto a quelli portati in precedenza. Ai colloqui futuri sarà ancora una volta marginale il ruolo dell’Ue. Quella tra il capo della Casa Bianca e il numero uno del Cremlino è una partita a due.

Il Consiglio europeo a Bruxelles, dal quale già non si attendevano novità clamorose, è finito nell’ombra per effetto del colpo di scena trumpiano, che ha già prodotto le prime conseguenze. Le principali compagnie petrolifere statali cinesi (PetroChina, Sinopec, CNOOC e Zhenhua Oil) hanno sospeso gli acquisti di petrolio russo trasportato via mare, secondo quanto riferito da diverse fonti commerciali. Anche le raffinerie indiane sono pronte a ridurre drasticamente le importazioni per conformarsi ai duri provvedimenti statunitensi.

Le conseguenze delle sanzioni ai colossi russi del petrolio

Il forte calo della domanda di greggio da parte dei due maggiori clienti della Federazione russa, oltre a far diminuire le sue entrate, costringerà i principali acquirenti mondiali a cercare fonti di approvvigionamento alternative, facendo lievitare i prezzi. Il salto di qualità nella pressione economica sulla superpotenza rivale c’è stato. Tuttavia, resta da verificarne l’efficacia, che dipenderà dalla “consistenza” della cooperazione globale.

Tale concetto è stato espresso in maniera chiara dal ministro della Difesa italiano Guido Crosetto nella sua lectio durante l’inaugurazione dell’anno accademico 2025-2026 degli istituti di formazione dell’Esercito. “Mi sono scontrato spesso alle riunioni Nato, dicendo ai miei colleghi che le sanzioni sono intelligenti quando le prende il 99% del mondo, quando invece le prende il 30% sono irrilevanti. Quando tu hai sanzionato il petrolio russo non hai bloccato la ricchezza della Russia, hai cambiato il punto di arrivo della ricchezza della Russia. Hanno smesso di venderlo all’Europa e l’hanno sostituita con la Cina, l’India ed altri Paesi”, ha spiegato Crosetto.

La reazione di Putin

Le nuove sanzioni alla Russia annunciate da Donald Trump sono un atto ostile e non rafforzano le relazioni russo-americane, ma non danneggeranno l’economia russa. Lo ha assicurato il presidente russo Vladimir Putin, citato dalla Tass. Lo “zar” ha anche aggiunto che quella del vertice in Ungheria era stata un’idea degli Stati Uniti e che probabilmente Trump intendeva che l’incontro fosse stato rinviato, non cancellato.

I toni putiniani si sono fatti più minacciosi quando si è parlato di missili a lunga gittata: “Si tratta di un tentativo di escalation, ma se tali armi venissero utilizzate per colpire il territorio russo, la risposta sarebbe molto forte, se non addirittura schiacciante”.

Relativamente ai Tomahawk, qualche ora prima si era espresso anche Trump nella conferenza stampa con il segretario generale della Nato, Mark Rutte, chiudendo la porta all’ipotesi di fornirli agli ucraini: “Il problema con il Tomahawk è che ci vorranno almeno sei mesi, di solito un anno, per imparare a usarlo. È molto complesso. Quindi l’unico modo perché un Tomahawk venga lanciato è se noi lo lanciamo, e non lo faremo”.

Cosa sta accadendo nell’Ue

A Bruxelles tiene banco la proposta di legge relativa al prestito Ue all’Ucraina basato sui beni congelati alla Russia, che a quanto pare non arriverà prima del prossimo Consiglio Europeo di dicembre. Ci sono una serie di questioni giuridiche e tecniche da risolvere e pesa lo scetticismo della presidente della Bce Christine Lagarde, visti i potenziali rischi per il ruolo dell’euro.


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