Trump vs Musk: quando l’egocrazia sostituisce la democrazia
Un litigio che è più di un capriccio tra miliardari: è un monito per tutti noi.
Il recente scontro verbale tra Donald Trump e Elon Musk – tra frecciate, accuse reciproche di ipocrisia e invettive sui social – non è solo l’ennesimo teatrino tra due narcisismi ingombranti. È il sintomo di un’epoca in cui la egocrazia, il governo degli ego ipertrofici, si impone sulla logica delle istituzioni, sulla mediazione civile, sulla responsabilità pubblica.
Trump e Musk non rappresentano semplicemente due visioni diverse del potere o del progresso. Rappresentano due modelli dello stesso virus: quello dell’individualismo assoluto elevato a sistema. Entrambi usano le piattaforme mediatiche (che nel caso di Musk possiede direttamente) come arene personali, dove il confronto cede il passo all’insulto, e la verità diventa irrilevante rispetto alla narrazione vincente del proprio io.
In questo scenario, la democrazia si piega sotto il peso della egocrazia: la leadership non è più un servizio, ma uno specchio. Le regole si infrangono, le istituzioni si delegittimano, le comunità si dividono. L’etica pubblica si frantuma nel culto della personalità.
Il loro litigio – tra un ex presidente e l’uomo più ricco del mondo – dovrebbe farci riflettere più di quanto ci faccia sorridere. Perché ciò che accade ai vertici finisce per tracimare nella cultura diffusa, legittimando un modello di “successo” che si nutre di arroganza, semplificazione e sopraffazione.
E allora la domanda che resta è: vogliamo davvero continuare ad affidarci a chi urla di più, a chi ha più follower, a chi può comprarsi il megafono più potente? O vogliamo tornare a credere in una politica fatta di responsabilità e non di riflettori?
La vera sfida oggi è resistere alla fascinazione dell’ego leader, che promette soluzioni semplici per problemi complessi, purché gli si giuri fedeltà. Perché quando a comandare è solo l’ego, a perdere è la libertà di tutti.
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