Cultura & Spettacolo

Vera Gemma: “Arrivo al Moma con il film in cui sono più Vera”

di Redazione -


di ANDREA IANNUZZI
Essere Vera, che più vera non si può. Il suo non è uno slogan, bensì una dottrina. Tanto da essere tradotta in un copione e trasformata in un film (bellissimo) per il grande schermo. Vera Gemma, volto popolare della tv e del cinema, ha interpretato se stessa in “Vera”, opera autobiografica (ma non documentaristica) sulla figlia del grande attore Giuliano Gemma, firmata dai registi Tizza Covi e Rainer Frimmel, già autori di “La Pivellina”. Il lungometraggio ha vinto due premi al Festival di Venezia dello scorso anno: Premio Orizzonti come Miglior Regia e Premio Orizzonti come Miglior Attrice per lei, Vera: “Pensare che all’inizio non lo volevo fare questo film – racconta – poi ho cambiato idea. Volevo che la gente vedesse chi sono per davvero. E ci sono riuscita.”. Ad agosto sarà proiettato al MoMa di New York.
Chi è Vera?
Una persona estremamente pura, sempre in buona fede con tutti perché fa una fatica tremenda a credere nel male. E che vorrebbe dare una possibilità a chiunque, anche di salvarsi in caso di errore. Mi ritengo un’artista capace, che si è fatta tanti anni di gavetta. Partendo dalle cantine, dai teatri e che non ha mai smesso di credere in se stessa. Nonostante il mondo intorno a lei non ci credesse quasi mai. Sono guerriera, combattiva, una persona intellettualmente valida. E sono quasi tutto quello che la gente non ha visto fino ad ora.
Ci sono molti spaccati di vita in questo film. Cosa ci insegnano?
A non giudicare. Tanto è vero che dall’inizio alla fine non c’è una forma di giudizio e pregiudizio su nessuno. Sono sempre stata vista come una donna rigida e insensibile quando in realtà sono esattamente il contrario. In molti si sono fermati alla mia partecipazione a L’Isola dei Famosi, ma là ci si batte per la sopravvivenza e non può certo venire fuori il tuo carattere per come è veramente. Sono soddisfatta, perché guardando “Vera” piano piano ci si innamora di questa donna e le si vuole sempre più bene.
In casa sua, quando lei era piccola, c’era un ossessione per l’estetica. Difficile che la figlia di Giuliano Gemma potesse anche solo ingrassare.
Bisognava avere una linea perfetta, tanto che io e mia sorella venivamo puntualmente controllate e pesate. Poi io ne ho tratto anche delle lezioni positive, imparando che è giusto prendersi cura di se stessi. Negativa invece era questa ossessione. Già io non mi sentivo all’altezza messa a confronto con la bellezza di mio padre. E chi lo poteva fare, paragonarsi a Giuliano Gemma? Nessuno. Per cui nel tempo qualche scompenso psicologico me l’ha creato. Perché ho sempre seguito quest’idea di perfezione, non sempre vissuta in maniera serena.
Qual è oggi il suo rapporto con la bellezza?
Oggi sono esattamente come volevo e come voglio essere. In “Vera” si celebra anche il suo rapporto con Asia Argento.
Io e Asia abbiamo un rapporto simbiotico. Siamo diverse ma alla fine siamo gemelle per altre cose. Io somiglio più a lei che a mia sorella. E lei somiglia più a me che a sua sorella Fiore. Da piccole leggevamo sempre insieme tante poesie di Hermann Hesse e ci commuovevamo. Avevamo qualche anno di differenza ma io la consideravo una bambina geniale. Entrambe eravamo molto sensibili. In noi c’era un amore per l’arte e per interessi che nessuno possedeva alla nostra età. Potremo sempre contare l’una sull’altra.
C’è poi l’episodio finale, in cui viene derubata. Ma è successo per davvero?
Un episodio molto doloroso per me. Avevo litigato con un mio ex fidanzato che, dopo avermi rubato le chiavi di casa me l’ha svaligiata. La scena in cui mi risveglio in quell’appartamento vuoto, l’hanno girata dieci volte, alla fine hanno scelto la prima. Perché è stato lì che ho rivissuto il trauma.
Il 9 agosto sarete al MoMa (Museum Of Modern Art).
Questa è una grande cosa, perché al MoMa scelgono e proiettano i film di tutto il mondo. Ma solo i migliori. E’ incredibile perché volevamo arrivare in America con il nostro film, però lo vedevamo come un sogno impossibile. Saremo là per la proiezione del 9 agosto ma poi resterà in programmazione per tutto il mese. Ed è una bella opportunità per portare negli U.S.A il cinema europeo. Perché questo film non è italiano ma di produzione totalmente austriaca. Se io avessi aspettato l’Italia, sarei morta di fame


Torna alle notizie in home