Cultura & Spettacolo

VISTO DA – The Out Laws suoceri fuorilegge

di Nicola Santini -


Per un doppiosensista come me, già il titolo originale Out Laws (in contrapposizione con In laws, che significa suoceri), per definire una coppia di suoceri manigoldi vince a mani basse. Il genere commedia d’azione, che ti tiene col fiato sul collo non per l’ansia ma per le risate, in questa stagione, con il condizionatore in casa e il clima di Bangkok fuori, per me è il non plus ultra, quindi, come è uscito è finito immediatamente nella mia wish list di Netflix e ora è aggiunto ai preferiti.
Il gioco di parole è un po’ il nesso del tutto. Pierce Brosnan e Ellen Barkin, interpretano due personaggi – una coppia di rapinatori di banche che si chiamano Billy e Lilly – vivono una vita spericolata piena di avventure rocambolesche con una facciata inappuntabile e un carattere che sembra dire sticazzi qualsiasi avversità si presenti al loro cospetto. La scrittura è anni 90, da lì non ci si smuove e a me per questo genere sta bene.
Il divario generazionale invertito, dove i suoceri sono quelli che cavalcano i sentieri dell’esistenza senza punti interrogativi con l’adrenalina a mille e la famiglia perbene dove naufraga la figlia Parker, presa da dimaniche piccolo borghesi di provincia, trascurabilissima da qualsiasi angolatura la si osservi.

La partita prende vita quando i due mettono a segno un colpo proprio nella banca di proprietà di Owen, il loffio promesso sposo della loro figlia a pochi giorni dalle nozze.
Billy e Lilly, soprannominati “Banditi Fantasma”, sono lì per rapinare per poter pagare il terribile boss Rehan (interpretato da Poorna Jagannathan), con cui hanno in ballo un grossissimo debito da estinguere in un colpo solo.
Il noioserrimo Owen scopre però ben presto che i banditi sono in realtà proprio i suoi futuri suoceri e, quando Parker viene presa in ostaggio dal boss, si accorda con loro per mettere a segno una rapina ancora più importante per salvarla, trasformandosi così da un modesto impiegatuccio di provincia, in un improbabile e maldestro eroe malavitoso.
Molte delle scene sono prevedibili, molti dei dialoghi ce li potremmo immaginare come immaginabili sono le dinamiche (solite) che si creano tra futuri suoceri, fino ad allora sconosciuti perché (così pensava Owen) vivevano nella foresta amazzonica, però il tutto, nella sua inverosimiglianza (arrivarci ultrasettantenni con il femore che si presta a certe scene) diventa talmente assurdo che anche lo scontato in realtà sa lasciare a bocca aperta al momento giusto, ma con un sorriso che sgorga spontaneo.
Le storie di famiglie che si uniscono dove le divergenze sono talmente ampie che si teme sempre per il peggio per poi gioire di insensate complicità funzionali, nei film piacciono sempre. Chiaro che nelle famiglie di qualsiasi genere, comprese quelle arcobaleno il massimo che ci si possa aspettare quando si sente di appartenere a due mondi così diversi è un cordiale odio condito da km di distanza e scatoloni di indifferenza.

Vedere la trasformazione di Owen da cui tutto ci si aspetta tranne che una botta di coraggio è per me esilarante. Il contrasto con l’aria impiegatizia (nonostante sia il boss) a servizio di un crimine della terza età è tutto un giocarsela con lo scopo di farlo empatizzare con due soggetti che più improbabili non potrebbero essere e soprattutto più diversi dalla loro stessa figlia, insegnante di yoga, tutta meditazione e principi di vita sana, che, forse, è arrivata proprio tra le braccia di un uomo in grisaglia, per sfuggire con un salto generazionale auna vita che l’unica emozione che regala è l’adrenalina che il futuro sposo non ha.
Con una scrittura migliore la trama non sarebbe stata ad alternanza di marce, cosa che invece talvolta succede. Ogni tanto sembra posseduta dal carattere mansueto di Owen, ripresa dalla versione piaciona di un Pierce Brosnan ormai assai distante dallo 007 che però cita: “la versione migliore di 007 è la quinta”, e gliela passiamo proprio perché qualora questa action movie vestita da commedia finisse in mano di critici senza pietà (ed è facile che sia così) qualcuno può sempre divertirsi a ricordare che una delle caratteristiche di un bravo attore è anche la versatilità e la capacità di adattare la propria cifra espressiva all’età, senza stare aggrappato con la dentiera (si vede anche quella) ad inutili cliché.


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