Esteri

La conta dei morti dopo l’attacco israeliano, Tel Aviv chiude le ambasciate

Hamas condanna l'attacco, Tajani: "Evitare l'escalation"

di Giovanni Vasso -


In termini di vite umane, l’attacco israeliano all’Iran è costato già 78 morti, nella sola provincia di Teheran, e 329 feriti. Sarebbero questi i numeri che sono stati pubblicati dai media iraniani, tra cui l’agenzia Fars. Si tratta di un bilancio non ufficiale e che potrebbe essere, presto, aggiornato anche a causa dei nuovi blitz a Tabriz e Natanz verificatisi nelle scorse ore. La tensione, tra Teheran e Tel Aviv, è palpabile. Un nervo scoperto che adesso rischia di mandare tutto in cortocircuito. In un’area, quella del Medio Oriente, nevralgica per gli equilibri geoeconomici mondiali. Adesso come non mai prima.

Hamas condanna l’attacco israeliano, la Germania non sospende l’expo di armi verso Tel Aviv

Tra le reazioni, c’è stata da subito quella di Hamas. Che ha, in una nota, espresso la sua solidarietà a Teheran affermando che, alla base delle tensioni sfociate nell’attacco israeliano all’Iran c’è la vicinanza del Paese alla causa palestinese. “L’Iran sta oggi pagando il prezzo per le sue ferme posizioni a sostegno della Palestina e della sua resistenza, e per la sua adesione alla sua decisione sull’indipendenza nazionale”, si legge in una nota del movimento. La Germania, intanto, non ha sospeso le esportazioni di armi verso Israele come richiesto dai socialdemocratici. “Non mi aspetto che vengano prese decisioni importanti a breve termine”, ha dichiarato il ministro degli esteri Johann Wadephul rimandando la questione al Consiglio di sicurezza federale.

Ambasciate di Tel Aviv chiuse in tutto il mondo

L’operazione israeliana contro l’Iran “non è contro la popolazione”. L’ambasciatore di Tel Aviv in Italia, Jonathan Peled, lo ha chiarito durante un punto stampa tenutosi in queste ore. L’obiettivo delle forze armate di Israele, ha affermato l’ambasciatore è quello di portare a termine “un’operazione militare contro obiettivi militari” e non rappresenta “un attacco contro il coraggioso popolo dell’Iran” bensì una sfida portata “contro i suoi autocrati”. Nel frattempo, come accaduto dopo il 7 ottobre, Israele ha disposto la chiusura di tutte le sedi e missioni diplomatiche nel mondo, con la contestuale sospensione dei servizi consolari, come riferisce il Times of Israel.

Tajani: “Evitare l’escalation”

Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani è in contatto con Tel Aviv, Teheran e l’Oman per tentare una mediazione che possa disinnescare, nei limiti del possibile, la tensione. Intervistato a Raitre, il titolare della Farnesina ha descritto come “molto critica, di grande tensione” la situazione in Medio Oriente dopo gli attacchi ribadendo che “bisogna evitare assolutamente una escalation che possa provocare una escalation del conflitto”. Concetto, questo, che ha sottolineato “al ministro degli Esteri israeliano e che dirò al ministro degli Esteri iraniano e dell’Oman”. Intanto si comincia a presidiare i luoghi di culto ebraici: “Il ministro degli Interni Piantedosi con grande efficienza e determinazione ha stabilito grande protezione ai luoghi che potrebbero essere oggetto di possibili attentati, dobbiamo essere molto vigili”.


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