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Franzo Grande Stevens: ecco chi era “l’avvocato dell’Avvocato”

Ironico, lucido, riservato, architetto delle più grandi operazioni dell'economia italiana, sempre al fianco di Gianni Agnelli

di Dave Hill Cirio -


Era nato nei primi decenni del secolo scorso ed è morto oggi a Torino a 97 anni Franzo Grande Stevens, uno dei più noti avvocati italiani, figura centrale nella storia della Juventus, della Fiat e della famiglia Agnelli.

Chi era Franzo Grande Stevens

Di origini anglo-siculo-partenopee che lo facevano sorridere, si laureò in giurisprudenza presso l’Università Federico II di Napoli, allievo di Alessandro Galante Garrone. Dopo il praticantato a Napoli, si trasferì nel 1953 nel capoluogo piemontese dove iniziò il sodalizio con Vittorio Chiusano (principe del Foro come all’epoca ce n’erano pochi, che passava con passione e giudizio dalla difesa di un militante del terrorismo come Marco Donat-Cattin a quella degli imputati di Tangentopoli e che una volta della squadra bianconera disse “La Juve è storia, tradizione, è un pezzo del Paese, è un’immagine dell’Italia nel mondo. Ciò comporta una grande responsabilità, perché ogni giorno devi rispettare il nome che porti. Ma la Juve è di più: è un valore ideale e morale”) e, soprattutto, con Gianni Agnelli, diventando in breve tempo una delle sue persone di massima fiducia.

Il sodalizio con Agnelli, la difesa dei brigatisti rossi

Franzo Grande Stevens fu vicepresidente della Fiat, presidente della Compagnia di San Paolo, vertice della Toro Assicurazioni, presidente della Juventus dal 2003 al 2006 e poi presidente onorario fino alla morte, consigliere di amministrazione di Ifil e Rcs MediaGroup, presidente del Consiglio Nazionale Forense dal 1985 al 1991, difensore d’ufficio nel processo ai capi storici delle Brigate Rosse nel 1976.

Per tutti era “l’avvocato dell’Avvocato”, per la sua vicinanza e il suo ruolo di legale di fiducia di Gianni Agnelli. Seguì le vicende societarie dei principali gruppi industriali italiani e fu protagonista di alcune delle più importanti operazioni finanziarie del Paese, tra cui quella che nel 2005 permise alla famiglia Agnelli di mantenere il controllo della Fiat.

Gli aneddoti, la lucidità di Franzo Grande Stevens

Il rapporto tra Grande Stevens e Gianni Agnelli era di totale fiducia e complicità. Suo consigliere personale, coinvolto in tutte le decisioni più delicate della famiglia e della galassia Fiat. Un episodio emblematico, la strutturazione dell’accomandita della famiglia Agnelli nel 1987, di cui Grande Stevens fu l’architetto, garantendo così la stabilità del controllo familiare su Fiat. In un’intervista, raccontava: “Fui io a strutturare l’accomandita della famiglia Agnelli, nel 1987″.

Noto anche per la sua riservatezza e per la capacità di mantenere il sangue freddo nei momenti di crisi, qualità che gli valsero la stima e la gratitudine di Gianni Agnelli e, successivamente, di John Elkann.

L’ironia di Franzo Grande Stevens, una vita piena di interessi

Celebre per la sua lucidità e ironia, in un’intervista, parlando della sua routine lavorativa, raccontò: “Tutti i giorni arrivo in studio alle 7.30. Oggi, prima di lei, ho incontrato un importante banchiere italiano. Dovevamo parlare di governance. Un tema che mi ha sempre appassionato”. Sul mestiere di avvocato e sul rapporto con il potere, diceva: “Il diritto commerciale mi ha sempre affascinato perché si muove sul confine tra la legge e il mondo reale, tra regole e interessi”.

Durante il processo alle Brigate Rosse, dopo l’assassinio di Fulvio Croce, scrisse il libro Vita d’un avvocato ove rifletteva sul senso della professione forense e sul coraggio civile.


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