Esteri

Colpito il Mossad a Tel Aviv, un nuovo missile dell’Iran nell’ultimo attacco

Le forze armate iraniane hanno impiegato un nuovo armamento nell'ultimo round di raid di rappresaglia contro Israele

di Ernesto Ferrante -


La retorica incendiaria dei ministri israeliani sta rendendo ancora più incandescente la situazione tra Tel Aviv e Teheran. La Guida suprema dell’Iran, l’Ayatollah Ali Khamenei, potrebbe avere “un destino simile a quello di Saddam Hussein”, l’ex presidente iracheno impiccato il 30 dicembre 2006. Lo ha affermato il ministro della Difesa israeliano Israel Katz incontrando questa mattina i vertici delle Idf.

La minaccia di Katz

“Metto in guardia il dittatore iraniano dal continuare a commettere crimini di guerra e a lanciare missili contro i civili israeliani. Farebbe bene a ricordare il destino del dittatore del vicino Iraq che ha scelto la stessa strada contro lo Stato di Israele”, si legge in un comunicato del suo ufficio.

Sa’ar rincara la dose

Dello stesso tenore le parole del suo collega Sa’ar. Israele “non sa ancora chi sarà il successore del capo di Stato Maggiore dell’esercito iraniano”, dopo che le sue forze di difesa hanno eliminato in un raid aereo Ali Shadmani, stretto consigliere della Guida Suprema iraniana, nominato solo quattro giorni fa. “Consiglio a chiunque venga offerto questo incarico di pensarci bene. Se accetta, gli raccomando massima cautela”, ha avvertito il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar in un briefing.

Le operazioni militari israeliane in Iran si espanderanno, ha assicurato il capo del direttorato dell’intelligence militare, il generale Shlomi Binder. “Avete dimostrato che potete superare i limiti e raggiungere qualsiasi obiettivo – ha aggiunto Binder – Ricordate sempre che non stiamo combattendo in una sola arena. Stiamo combattendo contro l’Iran, ma i nostri occhi sono anche rivolti ai nostri ostaggi a Gaza e alle varie minacce che affrontano i soldati in prima linea e i civili sul fronte interno”.

Teheran può colpire duramente Israele

Secondo Effie Defrin, portavoce delle Idf, gli iraniani “hanno ancora la capacità e l’intenzione di colpire il fronte interno di Israele e danneggiarlo”. Defrin ha poi spiegato che “nella notte e questa mattina sono stati lanciati circa trenta missili verso lo Stato di Israele” e “la maggior parte sono stati intercettati, ma molti siti sono stati colpiti”.

Un mega attacco informatico ha colpito le banche iraniane legate ai Guardiani della Rivoluzione in Iran. Lo riporta l’emittente israeliana Channel 11. Tutti i database di Sepah Bank, una delle più grandi banche iraniane, sarebbero stati cancellati. I suoi sportelli bancomat sono fuori uso e i clienti non possono prelevare contanti.

Centrata la sede del Mossad

I Pasdaran confermano di avere colpito la sede del Mossad a Tel Aviv nei nuovi raid di questa mattina contro Israele. In una nota diffusa in tv, i Guardiani della rivoluzione iraniana hanno rivendicato di aver colpito “il centro dell’intelligence militare del regime sionista, Aman, e il centro di pianificazione delle operazioni terroristiche del regime sionista, il Mossad, a Tel Aviv”, che è “attualmente in fiamme”. Raggiunto anche il centro logistico della Direzione dei Servizi Segreti a Glilot.

Il nuovo missile dei Pasdaran

Nell’ondata di fuoco odierna “è stato utilizzato un nuovo missile, che i sionisti hanno dichiarato di non essere riusciti a intercettare”. A comunicarlo è stato il portavoce del ministero della Difesa iraniano Alireza Talaeinik, citato dall’agenzia di stampa Tasnim.

Pechino contro Trump

La Cina ha accusato Donald Trump di “gettare benzina sul fuoco” del conflitto tra Iran e Israele, riferendosi all’appello del presidente americano ai cittadini di Teheran di “evacuare immediatamente”. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Guo Jiakun, nel corso di una conferenza stampa ha dichiarato che “gettare benzina sul fuoco, fare minacce e aumentare la pressione non aiuterà a promuovere la de-escalation della situazione”. Anzi, ha proseguito Guo, “non farà altro che intensificare e ampliare il conflitto”.


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