Giustizia

Misteri mai risolti: che fine ha fatto Emanuela Orlandi? Piste e silenzi a 42 anni dalla scomparsa

di Michel Emi Maritato -


Sono passati 42 anni dalla scomparsa di Emanuela Orlandi, la cittadina vaticana svanita nel nulla il 22 giugno 1983. Un caso che ha attraversato decenni, pontificati, governi e generazioni, rimanendo uno dei più inquietanti e controversi misteri d’Italia. Dietro l’apparente semplicità di una ragazzina di 15 anni uscita da una lezione di musica a Sant’Apollinare, si cela un groviglio di piste internazionali, interessi oscuri e verità mai confessate.

Emanuela era figlia di un dipendente della Prefettura della Casa Pontificia, un elemento che fin dall’inizio ha reso evidente quanto il caso avesse implicazioni oltre i confini italiani. La sua scomparsa non è solo una vicenda familiare, ma un affare di Stato, anzi, di due Stati: Vaticano e Italia. Nel corso degli anni, le indagini hanno attraversato numerosi filoni, a volte credibili, a volte chiaramente depistaggi: dal Lupo grigio Ali Ağca, attentatore di Giovanni Paolo II, alla Banda della Magliana, fino ad ambienti ecclesiastici legati alla lotta per il controllo dello IOR, la banca vaticana.

Negli anni ’80 si parlò di un possibile scambio: Emanuela in cambio della liberazione di Ağca, una tesi sostenuta da lettere anonime, telefonate e dichiarazioni rilasciate dallo stesso terrorista turco. Tuttavia, nessuna prova concreta emerse. Successivamente, si fece strada la pista della Banda della Magliana, grazie anche alle dichiarazioni di Sabrina Minardi, compagna del boss Enrico De Pedis. Secondo questa versione, Emanuela sarebbe stata rapita su ordine della criminalità romana su commissione di ambienti vicini al Vaticano, forse per esercitare pressioni legate a fondi spariti o a giochi di potere interni allo IOR.

Tra le ipotesi più inquietanti c’è anche quella che coinvolge abusi sessuali e ambienti religiosi deviati, insabbiamenti sistematici e una gestione opaca della vicenda da parte delle gerarchie vaticane. Il seppellimento di De Pedis nella Basilica di Sant’Apollinare – poi rimosso nel 2012 – ha alimentato per anni sospetti sulla complicità o la connivenza tra criminalità e figure ecclesiastiche. Nel 2023, un documento desecretato ha rivelato che già nel 1997 il Vaticano aveva ricevuto informazioni riservate sulla sorte di Emanuela. Tuttavia, non fu mai aperta un’indagine giudiziaria interna né trasmessi atti alle autorità italiane.

Il fratello, Pietro Orlandi, da sempre impegnato nella ricerca della verità, continua a sostenere che il Vaticano sappia molto più di quanto abbia mai ammesso, e che dietro la facciata del silenzio si celino complicità che toccano le più alte sfere del potere ecclesiastico. Nel 2023 la Procura di Roma ha riaperto ufficialmente il caso, coordinandosi con le autorità vaticane, dopo le pressioni mediatiche e istituzionali. La richiesta è chiara: desecretare tutti i documenti utili e aprire una collaborazione trasparente. Tuttavia, a oggi, i risultati sono minimi.

Parla Pietro Orlandi: “Emanuela non è morta, troveremo la verità”

Il caso Orlandi è ormai il paradigma del mistero italiano: una ragazza sparita, troppe verità parziali, un fiume di bugie. “Spero che il nuovo Papa , Leone XIV, abbia più coraggio dei suoi predecessori nel prendere una posizione forte difronte una vicenda che da 42 anni non trova una soluzione. Può, se vuole, porre fine ai silenzi, alle bugie , ai segreti, alla mancanza di chiarezza in una vicenda che non può essere considerata secondaria ad altre problematiche vaticane. Lui per i fedeli è il rappresentante di Gesù Cristo in terra e gli insegnamenti di Gesù si basano su due parole sacre Verità e Giustizia. Spero che queste due parole siano la chiave del pontificato di Leone XIV.” Dichiara Pietro Orlandi. Ad oltre 40 anni di distanza, la domanda resta la stessa: che fine ha fatto Emanuela Orlandi?
E, soprattutto, chi sa ma non parla ?Non ci resta che dare voce ad Emanuela sabato 21 Giugno dalle 18:00 in piazza Risorgimento a Roma


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