Le Tremiti, l’arcipelago incontaminato che ispirò Lucio Dalla
Le isole dalla storia millenaria che oggi sono meta dei Vip, ma anche fonte di ispirazione per uno dei grandi della musica italiana
“Non ricordo bene. Poi una storia di catene, bastonate e chirurgia sperimentale”, questi i versi tratti da Com’è profondo il mare, tra i brani più noti del compianto Lucio Dalla, scomparso nel 2012, stroncato da un infarto. Ripercorrendo la storia del genere umano con il suo lungo strascico di guerre e rivoluzioni, il cantautore bolognese sottolinea in questo pezzo come la brutalità primordiale s’intrecci col pensiero cosiddetto ‘evoluto’ del Novecento, in cui l’uomo pianifica un’arma per la distruzione di massa.
Un testo, che sebbene scritto nel 1977, appare sorprendentemente attuale soffermandosi sull’alternarsi schizofrenico del presente con il tempo passato, allorquando gli uomini con la clava lottavano sanguinosamente tra loro per la conquista di un pezzo di terra.
Un’attualità che emerge prepotentemente anche nel finale, laddove, il cantautore fa un chiaro riferimento alla crisi climatica lanciando un atto d’accusa contro la classe dirigente che distrugge il mare “un mare in fiamme” quale tragica metafora in cui è racchiusa la storia stessa dell’umanità che da esso trae origine “i pesci dai quali discendiamo tutti“, ma anche di un presente in cui la stessa umanità è stretta tra due minacce: quella della guerra e quella del surriscaldamento globale appunto.
Ad ispirare tali mirabili ed a tratti profetici versi, non poteva che essere un paradiso italiano dal fascino incontaminato e dalla conformazione ostica, grazie alla quale si è salvato dagli scempi edilizi più eclatanti, come quello degli anni 50’ del secolo scorso, e noto sin dai tempi antichi per essere un luogo di confino: l’arcipelago delle isole Tremiti.
Le Isole Tremiti: una storia millenaria
Quest’oasi di mare e natura abitata fin dal III secolo a.C., fu infatti, per secoli, soprattutto un luogo di confino che annovera tra i suoi illustri esuli Giulia, nipote dell’imperatore Augusto ivi relegata e morta dopo vent’anni di soggiorno forzato, nonchè, Paolo Diacono, lì confinato nel 780, per volere di Carlo Magno ed il futuro presidente della Repubblica, Sandro Pertini.
Nonostante siano conosciute sin dall’epoca romana con il nome di Trimerus, ovvero tre isole, l’arcipelago delle Tremiti comprende, invece, ben cinque isole: San Nicola e San Domino, turistiche e abitate, Capraia, Cretaccio e Pianosa, più piccole e disabitate. La storia ed il nome di questo incredibile arcipelago è però legata a quello dell’eroe acheo Diomede, da cui deriva il suo stesso nome: le isole da cui è composto sono infatti note sin dall’antichità come Diomedee.
Secondo la leggenda raccontata anche da Omero nell’Iliade, queste terre millenarie, ad oggi ritrovo esclusivo di vip, emersero misteriosamente quando il guerriero, qui approdato dopo aver distrutto Troia, gettò in mare tre giganteschi massi. Stanco di peregrinare e combattere, il mitico re di Argo si ritirò con i suoi soldati sull’Isola di San Nicola, dove morì e dove sembra sia custodito il suo sepolcro vegliato
durante il giorno dalle Diomedee, uccelli tipici delle isole Tremiti, ma che, sempre secondo il mito, sarebbero i soldati di Diomede che di notte, con i loro striduli vocalizzi, sembrano piangere la sua morte.
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