Economia

Un patto tra gentiluomini tra Freni e la finanza

di Cristiana Flaminio -


Freni e finanza: un patto tra gentiluomini per rilanciare l’economia. Fare dell’Italia un Paese in cui si possa investire “non perché lo dice il governo” ma perché “ci siano le condizioni per farlo”. Un obiettivo ambizioso che il sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle Finanze, Federico Freni, fissa come stella polare dell’impegno dell’esecutivo. Le parole dell’esponente del governo sono arrivate durante il suo intervento alla presentazione della Relazione annuale dell’Organismo di vigilanza e tenuta dell’albo unico dei consulenti finanziari, l’Ocf, che si è tenuta alla Camera dei Deputati. Freni, proprio ai consulenti fiscali, ha chiesto di non perdere mai di vista l’umanità che deve essere alla base della loro attività dal momento che si basa su un rapporto di fiducia che va costruito, appunto, tra persone e non tra software, per quanto raffinati: “Nessun algoritmo potrà mai sostituire la fiducia che nasce da un rapporto umano, specie in un Paese come il nostro, dove l’educazione finanziaria è ancora carente”, ha dichiarato il sottosegretario centrando un altro tasto dolente: “Guardarsi negli occhi, darsi la mano, spiegare con chiarezza è ancora insostituibile”. Umanità, però, ha anche un altro significato che, economicamente, è più che rilevante: “Non basta investire sugli indici o sui fondi bilanciati. Dobbiamo offrire ai consulenti strumenti e prodotti che permettano di investire anche in Pmi, in fondi che fanno sviluppo, in iniziative che creano valore reale nel tessuto economico. Ma per farlo – ha aggiunto Federico Freni a proposito della finanza – servono regole e un ecosistema che lo consenta”. Eccola, dunque, un’altra parola chiave dell’intervento tenuto ieri dal sottosegretario. “Siamo dentro a un momento di passaggio epocale. Lo capiremo soltanto col tempo, unendo quei puntini che oggi non riusciamo ancora a collegare”, ha svelato l’esponente del governo che ha aggiunto: “Ogni transizione può essere vissuta come una crisi, oppure come un’opportunità: richiede uno scatto di fiducia”. Un tema, questo, insostituibile dal momento che, spiega Freni, “in Italia c’è un enorme patrimonio che può essere messo a valore”. Che, attualmente, è ben nascosto sotto i materassi o dorme su conti correnti che rendono zero o poco più. “Mi piacerebbe che i 53 mila consulenti finanziari del nostro Paese, quando propongono un investimento, guardassero anche al suo impatto sullo sviluppo: serve un occhio non solo al rendimento, ma anche alla direzione”. Insomma, in Italia abbiamo tanto risparmio non messo a sistema, tante imprese che chiedono sostegno. Mettere insieme le due grandi istanze di questi tempi potrebbe portare, secondo il sottosegretario al Mef, a grandi risultati. Ma, alla base di tutto, deve esserci altro. O meglio, dovranno crearsi le condizioni affinché ogni investimento diventi vantaggioso, per tutti gli attori coinvolti. E, soprattutto, bisogna mettere su un “ambiente” che sappia andar avanti con le sue gambe, che non debba dipendere in continuazione da stimoli esterni: “Il nostro obiettivo – ha pertanto proclamato Freni – è quello di costruire un ambiente in cui si investa non perché lo dice il governo, ma perché conviene farlo. Gli investimenti non si fanno per decreto legge: si fanno dove c’è convenienza, sicurezza, prospettiva”. Parole che hanno un significato preciso e un valore, evidentemente, importante. Ed è per questo che il sottosegretario Freni si è impegnato davanti all’Ocf proponendo un patto tra gentiluomini ai consulenti della finanza: “Noi dobbiamo garantirvi questo. In cambio mi aspetto un gentlemen’s agreement: mobilitare insieme il risparmio privato in modo sicuro, bilanciato e produttivo per il Paese”. Se ognuno fa la propria parte, aggiunge Freni, “non cresceremo più a debito: per crescere oggi servono enti e capitali pazienti, non solo liquidità. Se tra un anno saremo qui a raccontare che tutto questo è realtà, vorrà dire che abbiamo fatto un servizio non al sottosegretario di turno ma al Paese, che resta la cosa più importante”. Un invito che è stato già raccolto da Mauro Maria Marino, presidente Ocf: “La vera innovazione tecnologica da promuovere per la finanza è l’Intelligenza artificiale tuttavia, avevamo già posto l’attenzione sulla necessità che proprio alla luce dei prevedibili sviluppi di tale tecnologia fosse fondamentale ragionare su un neoumanesimo digitale, con l’obiettivo di assicurare che il punto di riferimento rimanga sempre la persona umana”.


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