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Addio ad Agostino ‘o pazzo: fu simbolo della ribellione a Napoli

Negli anni '70 in sella alla sua moto era stato un simbolo di ribellione: fu anche attore e stuntman

di Maria Graziosi -


È morto a Napoli Agostino ‘o pazzo. Non si chiamava Agostino ma Antonio Melillo, aveva 72 anni e gestiva da tempo una piccola bottega di antichità. Ma negli anni ’70, a Napoli, era diventato un mito di ribellione in sella alla sua moto. Proprio da questa, e dal campione indiscusso delle due ruote Giacomo Agostini, trasse il soprannome che ne fece una leggenda e un mistero in città. Scorazzava per le vie di Napoli a tutta velocità ingaggiando, a più riprese, epici inseguimenti con le forze dell’ordine.

Addio ad Agostino ‘o pazzo

Capelli lunghi e sguardo profondo, Melillo era riuscito con le sue “imprese” a diventare una sorta di personaggio conosciutissimo in tutta la città. La bravura in moto gli valse pure la chiamata del cinema. Erano gli anni ’70, appunto. La golden era del poliziottesco all’italiana, dei film d’azione, degli inseguimenti a tutta velocità trasferiti su celluloide. Divenne attore e stuntman. A notarlo fu uno dei “fondatori” del genere, il regista Umberto Lenzi. Che gli offrì un ruolo nel film “Un posto ideale per uccidere”, accanto a Ornella Muti e Irene Papas.

Il simbolo

Agostino ‘o pazzo assurse alla fama quando venne arrestato. Nel 1970. A Piazza del Gesù. Non era in moto, quella volta. Perciò riuscirono a fermarlo. Qualche mese prima, per difenderlo, erano scesi in piazza decine di manifestanti. Ci furono anche degli scontri a piazza Trieste e Trento. La storia di Mellino è proseguita, dopo il cinema, con l’impegno in bottega. Che aveva aperto vicino al murale di Banksy, in una delle strade più battute dal flusso di turisti che, negli ultimi anni, ha invaso Napoli.


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