Dalla Cina con furore! Ma senza preservativi
Quando un governo non sa come affrontare il crollo demografico, finisce per tassare ciò che può, non ciò che serve.
A volte una decisione piccola racconta una storia molto più grande. In Cina è successo con una riga dentro una riforma fiscale: dal 2026 i preservativi avranno di nuovo l’IVA al 13%. Per trent’anni erano stati esenti. Ora non lo sono più.
Dietro questa scelta c’è un problema enorme. La Cina sta perdendo abitanti. Nel 2024 sono nati meno di 9 milioni di bambini, il numero più basso mai registrato. I morti hanno superato i nuovi nati. E gli esperti dicono che entro il 2050 il Paese potrebbe perdere quasi 100 milioni di persone.
Dopo il flop degli incentivi arrivano le tasse sui preservativi
Il governo ha provato a fermare questo declino con incentivi, aiuti economici, promesse di servizi migliori. Ma non è servito. Le coppie non fanno figli perché la vita costa troppo: case care, lavoro incerto, scuole stressanti. Avere un bambino è diventato un peso che molti non possono sostenere.
Così Pechino cambia strategia. Non solo aiuti, ma anche ostacoli. Rendere più costosi i contraccettivi significa rendere meno semplice evitare una gravidanza. Non lo dicono apertamente, ma il messaggio è chiaro: “se non volete figli, almeno non dev’essere troppo facile”.
Meno bonus, più sicurezza
Il problema è che questa scelta non risolve nulla. E non riguarda solo la Cina. Anche Giappone, Corea del Sud e Italia hanno tassi di natalità bassissimi. Ovunque i governi scoprono che non basta un bonus per convincere le persone a mettere al mondo un figlio. Le nascite aumentano quando le persone si sentono sicure, non quando vengono spinte.
In Cina, però, c’è un elemento in più: la tentazione di controllare direttamente la vita privata. Se la società non cambia abbastanza in fretta, si interviene sulle scelte individuali. È un modo rapido, ma non efficace, di affrontare un problema enorme.
Gli esperti avvertono che la tassa potrebbe far aumentare le malattie sessualmente trasmissibili. Le associazioni per i diritti riproduttivi parlano di un passo indietro. E sui social cinesi molti scrivono la stessa cosa: “Non è il prezzo dei preservativi che ci impedisce di fare figli, è il prezzo di tutto il resto”.
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