Cultura & Spettacolo

RITRATTI – I mille volti e le mille idee. Le mille vite di Irene Pivetti

di Redazione -

IRENE PIVETTI


di FRANCESCO URRU
Umiltà, idee chiare e pensieri ben delineati accompagnano Irene Pivetti, ex politico, che ha sembra aver vissuto tante trasformazioni quante vite, partendo dal look fino al lavoro, passando da essere la Terza carica dello Stato ad essere una delle donne più esposte, solidali, pronte ad aiutare il prossimo. Vive con la provvidenza, come ci ha raccontato, spera di imparare e crescere sempre di più in ogni frangente, appare in tv solo quando ha cose utili da dire. L’Identità ha provato a conoscerla meglio, attraverso un’intervista improntata al positivo, all’apertura e al dialogo, da cui traspare una grande forza di volontà ed energia.
Signora Pivetti, qual è il suo stato d’animo ad oggi?
Sono serena, mi sento bene, mi sento in pace con il mondo.
Quando lei ricopriva la terza carica dell’ordinamento dello Stato, andava in onda “Non è la rai”, si iniziò a dibattere sull’uso dell’articolo “IL” o “LA” Presidente. Lei che cosa ne pensava della questione, al centro dei discorsi in questo periodo, parlando di gender?
La cosa non mi ha turbato tanto. In generale, per il motivo grammaticale (inteso come carica) in italiano esiste, ed ha la forma del maschile. Tanti turbamenti su questo argomento derivano da una non consapevolezza delle tante sfumature della nostra magnifica lingua italiana. Il gender in italiano è già ampiamente rispettato, solo che se poi non si conosce la lingua, ci si fa prendere da tensioni inutili.
Che effetto le ha fatto passare da Presidente della Camera dei Deputati a conduttrice e opinionista, poi imprenditrice?
Quando è terminato quella stagione politica, ho scelto di non ricandidarmi, era il 2001 e mi sono messa in discussione diventando giornalista professionista. Pensavo che avrei fatto giornalismo su carta stampata invece Costanzo che in quel momento stava rilanciando LA7, scelse dei nomi insoliti, ovvero me e Gramellini e così iniziai a fare televisione che ho fatto per tanti anni tra informazione intrattenimento. Successivamente si è aggiunta, dopo un po’ di anni, la mia stagione imprenditoriale. Ho ritenuto giusto non rimanere attaccata ad una situazione politica e istituzionale che era fondamentalmente cambiata: le istituzioni vanno servite, non bisogna servirsene. Il mio praticantato come giornalista l’ho fatto con la prima testata on line in Italia, Il Nuovo, sotto la direzione di Sergio Luciano, che attualmente è direttore di Economy. Poi mi sono spostata sulla televisione, mezzo che amo molto, perché ti obbliga ad essere diretti, avere una semplicità linguistica ed andare al punto dei discorsi in maniera chiara con i telespettatori.
Quale programma ricorda con più affetto?
Sicuramente Fà la cosa giusta, una trasmissione pomeridiana nata per raccontare storie leggere, divenne poi un programma di storie di vita tutte molto vere, fu interrotto in quando non era in più confacente alla linea editoriale. Condussi anche Bisturi su un’altra rete, una trasmissione che fece sognare e scatenò anche qualche polemica; una trasmissione di cui ricordo il meraviglioso rapporto con Mauro Coruzzi, alias Platinette, persona umanamente splendida e un grande professionista.
In questo momento sognerebbe un ritorno in tv?
No, in questo momento sogno questo che sto facendo, collaboro con questa cooperativa sociale, che prima di tutto si occupa di reinserimento delle persone che sono in difficoltà, nel mondo del lavoro; in questo ultimo anno abbiamo realizzato un format che si chiama Smack, un ristorante sociale di cui abbiamo appena aperto il secondo; si può mangiare a prezzi calmierati, e diventa un centro di risocializzazione per quartieri che han bisogno di ritrovare energia e vitalità. La cosa bella è che a qualunque età possono ritrovarsi come se fossero a casa. Spero di poter far crescere questi luoghi, dopo questi anni di privazione e costrizione a causa del covid. Accoglienza, allegria e sorriso sulle labbra, stare bene insieme, tra giovani e adulti. Tutto molto colorato e divertente. Voglio consolidare questa esperienza e trovare un modo di renderla stabile, poterla tramandare. Io sono convintissima che dobbiamo riappropriarci di quella forza del popolo italiano, di un grande popolo solidale. Trent’anni fa c’erano 12 milioni di volontari, adesso ce ne sono 5 milioni e mezzo.
Quante delusioni ha incassato nella vita?
Tante, però preferisco prendere cantonate piuttosto che partire prevenuta. Sento che in questi tre anni hanno seminato a piene mani la paura; andrebbero tolte, riportando a zero l’aggressività, depotenziando la minaccia. Il bene porta l’imitazione, il bene è contagioso. Ne ho passate di tanti colori che nonostante tutto continuo a fare del mio meglio, so di essere sostenuta dalla fede, ho chiesto a Giovanni Paolo II di restare in pace; nelle difficoltà ho la fede che mi sostiene e mi tiene in forze. Penso che quello che si passi nella vita è poi lasciare un segno nel futuro.
C’è una persona a cui deve essere grata per affetto, per gli insegnamenti preziosi?
io sono molto grata a un’esperienza particolare che è quello presidente della Camera. Sono estremamente grata a una persona che fuma troppo di gabinetto, cioè un uomo che si chiamava Gianluigi Nardone e che era un funzionario della Camera che viene appunto il mio capo di gabinetto, una persona. Un cristiano, un grande servitore dello Stato.
Si sente ancora un personaggio pubblico?
Ma allora io non sono un personaggio pubblico, mi sento una persona libera; stessa misura in cui sono anche in televisione spesso per come ospite, indipendentemente da tutto. Io sono una cittadina libera, su questo ci mancherebbe. Credo profondamente nello Stato e credo profondamente nella funzione di libertà che le istituzioni devono e possono garantire. Come personaggio pubblico, nel senso Irene Pivetti, nei programmi day time vado a fare l’ospite, va tutto bene. L’ho sempre fatto bene, nel senso che sono proprio così davanti e fuori dallo schermo. Non è un mio obiettivo, può essere una conseguenza. Può accadere quindi che magari per esprimere un’opinione venga chiamata o interpellata, parlando per condividere un’analisi, un fenomeno di attualità, come succede spesso. Non mi sento però di bocciare la televisione che stiamo vivendo, è un po’ lo specchio della società.


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