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Anche gli dèi piangono, Ibrahimovic all’addio, il saluto di Milano: “Godbye”

di Redazione -

ZLATAN IBRAHIMOVIC


Il Crepuscolo del dio Ibra, Zlatan si commuove e saluta il popolo milanista al suo ultimo giro di ballo con le scarpe chiodate ai piedi. Da ieri, Zlatan Ibrahimovic ha lasciato il calcio. Almeno, quello giocato. E lo ha fatto a San Siro, a “casa sua”. Nella metà rossonera di Milano. A cui ha voluto restituire un po’ di quell’affetto che, anche domenica sera, la Curva Sud rossonera gli ha voluto tributare: “Godbye”, gli hanno scritto gli ultras, riconoscendogli, in un gioco di parole, una sorta di “divinità” pallonara sulla quale il campione svedese ha costruito, tra il serio e il faceto, una carriera lunghissima e intesa.

Col microfono in mano, Zlatan si è rivolto al mondo milanista. Poche parole ma precise, chiare e nette: “Non respiro ma va bene”. Anche gli dèi piangono, si commuovono. Anche il più duro di tutti. Che, davanti a una carriera che gli passa davanti agli occhi, se li ritrova velati di lacrime: “Tanti ricordi e tante emozioni qua. La prima volta allo stadio. La prima volta che sono arrivato al Milan mi avete dato felicità, la seconda volta mi avete dato amore. Voglio ringraziare la famiglia e tutti quelli che mi stanno vicino. Voglio ringraziare la mia seconda famiglia: i giocatori. Voglio ringraziare il mister e lo staff per la responsabilità che mi hanno dato. Voglio ringraziare i dirigenti per l’opportunità data. Ultimo, ma non per importanza, voglio ringraziare i tifosi. Mi avete ricevuto con le braccia aperte, mi avete fatto sentire a casa, sarò milanista per tutta la vita”. Poi la promessa: “È arrivato il momento di dire ciao al calcio, non a voi”. E Ibra le promesse le mantiene.

Andrea Lovoi


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