Esteri

Assange ancora a rischio estradizione negli Usa, l’Alta Corte di Londra rinvia il verdetto a dopo il 5 marzo

di Redazione -


Finisce con un rinvio a dopo il 5 marzo, presso l’Alta Corte di Londra, la seconda e conclusiva udienza sull’appello finale della difesa di Julian Assange, il giornalista australiano cofondatore di WikiLeaks a rischio di estradizione dal Regno Unito negli Usa.

Il fondatore di Wikileaks Julian Assange “ha messo a rischio delle vite” diffondendo documenti statunitensi riservati e dovrebbe essere estradato per affrontare la giustizia americana. Così gli avvocati James Lewis e Claire Dobbin, che hanno rappresentato gli Stati Uniti nell’udienza. Dobbin, in particolare, ha sottolineato che la richiesta di estradizione del giornalista australiano Assange è motivata dalle sue presunte azioni e non dalle sue idee politiche. E ha aggiunto che alcune fonti citate nei documenti resi pubblici da Assange hanno dovuto affrontare “profonde conseguenze”, tra cui l’arresto, la perdita di beni materiali, minacce e molestie.

“Non si è trattato di uno scivolone o di un errore, si è trattato della pubblicazione di una grande quantità di materiale riservato”, ha detto Dobbin in udienza. Nelle dichiarazioni scritte, Dobbin e James Lewis KC hanno descritto la fuga di notizie come “una delle più grandi diffusione di informazioni riservate nella storia degli Stati Uniti”. Inoltre ”pubblicando queste informazioni sul sito Wikileaks”, Assange ”ha provocato un rischio grave che le fonti ivi menzionate potessero subire gravi danni fisici”. Dobbin ha quindi fatto notare che “l’Amministrazione degli Stati Uniti ovviamente è cambiata durante questi procedimenti, ma ciò nonostante l’accusa contro il ricorrente (Assange, ndr) rimane in piedi. Perché si basa sulla legge e sulle prove, non sulla politica”.


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