Economia

Automotive, Federmotorizzazione chiede di ripensare la politica degli incentivi

di Roberto Falleri -


C’è un netto calo nelle immatricolazioni delle automobili. Un anno in vera e propria frenata, il 2021 per l’automotive. L’insicurezza economica e l’instabilità sociale generate dall’emergenza Covid hanno causato un netto calo nelle immatricolazioni rispetto al 2019. Le immatricolazioni – lo fa sapere Federmotorizzazione Confcommercio – hanno registrato un -23,5% con 1.475.393 unità rispetto al 2019 quando le immatricolazioni furono 1.928.197.

Migliorano timidamente, dicono i dati, solo nei confronti del 2020 (1.394.172 le auto immatricolate): +5,8% tenendo conto che le imprese del comparto sono rimaste chiuse più di un mese e mezzo a causa del lockdown. E tra le auto immatricolate nel 2021, hanno ingranato la marcia le ibride elettriche – 427.924 unità – seconde solo alle 437.731 auto alimentate a benzina. Mentre forte è l’incremento percentuale delle auto elettriche – +538%, a fronte però di numeri assoluti bassi: il 4,58% del mercato con 67.542 immatricolazioni.

L’Ecobonus, per l’associazione, ha rappresentato una boccata d’ossigeno, ma le non rilevanti risorse sono state esaurite in breve tempo. “Quello dell’automotive resta uno stato di crisi inascoltato che mette in pericolo l’occupazione di decine di migliaia di addetti, con molti operatori a rischio di chiusura.  All’unisono con le altre componenti associative del comparto automotive – afferma Simonpaolo Buongiardino, presidente di Federmotorizzazione Confcommercio – abbiamo più volte invocato iniziative concrete di pianificazione strutturale degli incentivi per non rimanere sempre il fanalino di coda nell’evoluzione del parco circolante (ancora 10,5 milioni di veicoli ante_Euro 4) con tutto ciò che ne consegue non solo per l’ambiente”.

Infatti, il comparto dell’automotive conta globalmente oltre 430.000 addetti, compresi gli agenti, con quasi 126.000 aziende attive: vale circa il 5% del Pil e del gettito fiscale. “Si stanno pagando – prosegue Buongiardino – anche le difficoltà dovute alla carenza e all’aumento di costo di alcune materie prime come i semiconduttori” con tempi di attesa, per la consegna dei veicoli, che in molti casi superano i 3 mesi.

E critica è anche la modalità di gestione della cosiddetta transizione energetica. Essa si scontra con una realtà oggi acuita dalla carenza di energia e dal caro-bollette “che sta facendo riflettere – dice Buongiardino – sulla sostenibilità di questa visione, in particolare in termini di costi, disponibilità di energia e infrastrutture. Per la mobilità sarebbe più conveniente e sostenibile utilizzare la tecnologia già disponibile che azzera o quasi le emissioni dei motori più evoluti ed incentivare la ricerca di carburanti sempre più puliti e biocompatibili”.

“D’altra parte – prosegue Buongiardino – lo stato attuale della tecnologia elettrica non consente di soddisfare le utenze ad alta percorrenza e le attuali caratteristiche delle batterie saranno oggetto di grandi innovazioni: diventeranno molto più leggere, economiche ed efficienti e questo crea una prospettiva di attesa che scoraggia ulteriormente l’acquisto”. Interessante notare che attualmente la ricarica dei veicoli elettrici, per l’80% avviene attraverso utenze domestiche, dimensione che arriverà presto a saturazione”.


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