Attualità

Bologna a 30 all’ora: il dietrofront del ministero

di Eleonora Ciaffoloni -


Dal 16 gennaio per tutti i cittadini di Bologna è scattata l’ora x: perché da quella fatidica mattina il limite da non superare in città è quello di 30 chilometri all’ora. Per chi non lo rispetta, le multe vanno dai 29 agli oltre 840 euro. Facile? Non proprio. Perché non solo si tratta del primo esperimento in tal senso in Italia – a Milano il dibattito è in ancora corso e sarà lungo – ma anche perché la misura voluta dal sindaco Matteo Lepore ha sempre diviso i cittadini.

Ebbene, da quel 16 gennaio che ha aperto a Bologna la “Città 30 all’ora” è sembrato aprirsi il vaso di pandora: multe, segnalazioni, gruppi di cittadini su Whatsapp, ma soprattutto polemiche fino ad arrivare alle petizioni firmate da centinaia di persone. E così il fonte del no si è spalancato: a entrarci dentro – non in punta di piedi – il ministro dei Trasporti Matteo Salvini che ha bocciato con fermezza la decisione del primo cittadino emiliano.

Il limite a 30 per il ministro “non appare una scelta ragionevole” perché “i problemi per i cittadini rischiano di essere superiori ai benefici per la sicurezza stradale”. E così da Salvini si passa direttamente al Ministero dei Trasporti che si dice “pronto ad avviare un confronto con l’amministrazione bolognese per verificare soluzioni alternative”.

Tuttavia, proprio nel piano per la sicurezza stradale del Mit, vi è l’indicazione del limite a 30 chilometri orari come “misura chiave per ridurre gli incidenti sulle strade urbane”. Salvini a questo punto non può che rilanciare la palla in mezzo al campo: secondo il leader della Lega sarebbe colpa “del governo precedente” visto che il piano è stato elaborato dal governo Draghi e dall’ex ministro Enrico Giovannini, sostenuto dalla Lega. Insomma, il limite a 30 non divide solo Bologna, sembra creare scompiglio anche al dicastero guidato dal leader del Carroccio.


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