Budapest Pride, la sinistra parte in missione ideologica: più propaganda che diritti
Il centrosinistra si prepara a una trasferta di massa a Budapest il prossimo 28 giugno
La sinistra in viaggio verso il Pride
Ancora una volta, la sinistra italiana sceglie di trasformare una questione internazionale in uno strumento di attacco al governo Meloni. Con la scusa di difendere i diritti LGBTQ+ in Ungheria, il centrosinistra si prepara a una trasferta di massa a Budapest il prossimo 28 giugno. Più che una manifestazione per l’inclusione, quella organizzata da Elly Schlein e compagni appare come l’ennesima passerella politica, costruita su un solo obiettivo: accusare il governo italiano di silenzio complice verso Viktor Orbán.
Pd, 5 Stelle, +Europa, Italia Viva e Azione saliranno sullo stesso aereo, uniti in un solo coro: demonizzare la destra italiana. Come se fosse questo il vero punto della questione. Elly Schlein guiderà personalmente la delegazione dem, insieme ad Alessandro Zan e a una ventina di parlamentari, sottolineando – con toni da comizio – che «l’amore e la diversità non si cancellano per legge». Ma il messaggio, neanche troppo velato, è sempre lo stesso: se non condanni Orbán, sei automaticamente omofobo.
Anche Carlo Calenda, che non ha mai partecipato a un Pride in vita sua, ha deciso di fare il suo debutto politico sotto l’arcobaleno. Una svolta opportunistica più che ideologica: «Vietare il Pride è inaccettabile», ha detto, pur sapendo che in Ungheria la situazione è ben più complessa e che il dialogo diplomatico richiederebbe ben altro approccio rispetto a una sfilata colorata.
I 5 Stelle non mancheranno all’appello, capitanati dalla senatrice Alessandra Maiorino e dall’eurodeputata Carolina Morace. Presente anche Alleanza Verdi e Sinistra, seppur senza Ilaria Salis, che potrebbe dover rinunciare per motivi legati alla richiesta di revoca dell’immunità parlamentare avanzata proprio dal governo ungherese.
La realtà è che la manifestazione del 28 giugno rischia di essere tutto tranne che una difesa reale dei diritti civili. È una sceneggiata politicizzata, fatta apposta per spostare il dibattito dall’Italia a un contesto dove si può puntare il dito contro il “nemico” di turno – in questo caso Orbán – e, per riflesso, anche contro Giorgia Meloni, colpevole solo di non essersi allineata al teatrino.
Il corteo si svolgerà in un clima surreale: l’orario e il punto di partenza verranno comunicati solo due ore prima, per evitare che la polizia possa bloccarlo.
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