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Conte e Schlein: “Uniti, ma non troppo”

di Edoardo Sirignano -

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di EDOARDO SIRIGNANO

L’abbraccio dell’ipocrisia. Così potremmo definire la visita della segretaria del Pd all’ultima manifestazione voluta dal Movimento 5 Stelle a Roma. Altro che unione per contrastare il governo. La verità è che Schlein ha paura che il camaleontico Conte gli rubi l’elettorato. Elly non voleva affatto partecipare alla kermesse partita da Piazza della Repubblica. È stata costretta. Assentarsi avrebbe significato abbandonare, una volta per tutte, quelle associazioni che, da sempre, hanno rappresentato il dna dem.

Basti pensare, appunto, alla battaglia ecologista. La presenza di Ultima Generazione sul palco grillino avrebbe, nei fatti, consegnato la causa dell’ambiente ai pentastellati. Un rischio che certamente un Pd che intende svoltare a sinistra e ogni giorno perde consensi a centro non può permettersi. Recuperare, d’altronde, quel campo è la missione per cui la sardina è riuscita a spuntarla sul governatore all’ultimo congresso. Dare forfait, nella manifestazione capitolina, poi, voleva dire consegnare all’avvocato di Volturara anche l’Arci, l’Acli, il Forum disuguaglianze, la Rete dei Numeri pari. I pilastri, su cui nei fatti, si fonda la nuova offerta politica del Nazareno. Lo stesso partito di Bonelli e Fratoianni, a seguito di una benedizione di 20mila persone, avrebbe sposato la causa di chi ha più numeri.

Secondo voci di palazzo, sarebbero stati gli stessi colonnelli rossi, tra cui i vecchi Bersani e Bettini, a dire all’inesperta sardina di fingere una nuova unione per non lasciare un campo libero. La verità è che la minestra è poca e non basta per tutti. In tempi migliori, il bottino sarebbe stato diviso tranquillamente in due parti. Nell’era di Giorgia e in cui in tutto il mondo vira a destra, non si può fare diversamente. Ecco perché tra i due è iniziata una vera e propria caccia alla leadership dell’opposizione.

Se la Schlein inizialmente aveva desistito era solo perché aveva immaginato una svolta a destra del Conte. Un’ipotesi, per carità, probabile. I 5 Stelle, d’altronde, ci hanno abituato a ogni possibile mutazione. Anche se stavolta una virata così radicale sarebbe stata davvero troppo. Ecco perché la base e perché no quella stampa, che ha caratterizzato negli anni la forza del Movimento avrebbe consigliato al capo di turno di fare un passo indietro e non mosse azzardate. Gli accordi in Rai e nei palazzi per salvare i vari Di Maio e Bonafede non erano stati apprezzati dai puri. Il leader giallo, capendo di aver sbagliato, quindi, ritorna a cantare Bella Ciao.

Il problema, però, che il dietrofront ha innervosito e non poco il gotha Pd, che pensava di avere la strada dell’opposizione libera fino alle europee. A queste latitudini, hanno dovuto rivoluzionare la strategia. Il polipo deve cuocere con la sua stessa acqua. Adesso meglio confondere le carte e far passare i giorni. Attaccare, in modo diretto, sarebbe stata una mossa incomprensibile per un mondo che già ha dovuto subire sconfitte inimmaginabili. Meglio, quindi, fingere un’alleanza e tenere il coltello in tasca per utilizzarlo al momento giusto.

Il problema è che mentre i due sui palchi fingono di amarsi e nelle stanze chiuse si uccidono c’è un imprevedibile Renzi. Quest’ultimo, dopo la morte di Berlusconi, sembra essere rinato. Non solo vuole richiamare alla vecchia casa i vecchi amici, che nulla vogliono avere a che fare col mondo ritrovatosi nella piazza di Conte e oggi alla guida del Pd, ma addirittura sognano un campo largo moderato per sfidare Meloni a Palazzo Chigi. Una sfida difficilissima, quasi impossibile. Il problema, però, che tale ambizione non indebolisce un centrodestra, i cui componenti si scambiano i voti a seconda del momento, ma pesa, al contrario, su una sinistra in cui ci sono due attori protagonisti con un esiguo programma. Non c’è voto, sia in Europa che in Parlamento, su cui prevale armonia tra 5 Stelle e Pd.

Ecco perché il sogno di un nuovo Pci è distante anni luce. Il mondo, d’altronde, è cambiato e non capirebbe qualcosa, che oggi non può esistere. Stesso discorso vale per chi nella maggioranza sogna il Ventennio. A parte una rivisitazione storica, non può esserci altro. La nuova coppia Elly-Giuseppe, pertanto, è l’ennesima bugia verso un popolo che già ha difficoltà a credere in quelli che dovrebbero essere i suoi riferimenti e per sfortuna della democrazia così rischia di finire in quel baratro dell’astensione, che non fa bene alla politica e neanche al Paese.


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