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Eurovision, l’Ucraina vince la guerra (del televoto). E la propaganda di Zelensky si fa pop

Gli ucraini Kalush Orchestra vincono senza intoppi l’Eurovision Song Contest 2022: un epilogo prevedibile come il calendario dell’Avvento.

di Ilaria Paoletti -


A preparare la strada per il trionfo, infatti, c’è stata una propaganda petalosa portata avanti dai media con la costanza e coi toni accorati di un appello per combattere la fame nel mondo. Lo stesso presidente ucraino Zelensky si è preso una pausa dal conflitto solo per spronare noi europei a votare tre rapper e per evocare i coriandoli dell’Eurovision sulle rovine di Mariupol. Non importa se i Kalush Orchestra sono approdati alla gara dopo che la candidata iniziale è stata silurata perché “filo russa”, non importa se la loro Stefania è orecchiabile come il lamento di un cetaceo e non importa neanche se, da regola, dovevano essere espulsi per il loro appello ad aiutare l’Azovstal declamato dal palco. The show must go on. Laddove lo show è quello degli eroi di guerra: non a caso, nelle ore immediatamente successive alla vittoria, è stata diffusa la notizia della partenza per il fronte del cantante Oleh Pasuk corredata dalla foto dell’addio alla fidanzata. E se a votare per l’Ucraina sono state solo Polonia, Moldavia, Romania, Lettonia e Lituania, il resto lo ha fatto il televoto. Già, perché i Kalush Orchestra non hanno “barato”: dopo il bombardamento mediatico dell’ultimo mese, la gente li ha votati per davvero. La propaganda ha funzionato così bene che a non votarli ci saremmo sentiti dei mostri, peggio di chi scippa le vecchiette. E a moralizzarci a dovere è stato pure tutto il baraccone glitterato del contest stesso. Durante la finale il pubblico da casa ha assistito a un’esibizione in stile Corea del Nord di Give peace a chance, eseguita dai Rockin 1000 e dai conduttori della kermesse. Non sarebbe affatto sorprendente se, risentendo l’esibizione al contrario, si scoprisse che in realtà hanno cantato Give Ukraine your vote, convincendo gli indecisi coi metodi da Mk Ultra. In breve, l’Eurovision 2022 è stato il classico circo di sempre solo che nelle edizioni precedenti a vincere era la canzone più orecchiabile, mentre sabato ha vinto l’Ucraina. E cioè la politica. Detto ciò, a margine, non ci resta che notare come il conflitto in corso abbia letalmente affossato le possibilità di vittoria di tutti quegli artisti gender “confusi”, certi di avere il quid giusto per vincere e che, invece, se ne sono tornati a casa con le pive nel sacco. Come il povero Achille Lauro, passato inosservato a Sanremo nonostante le tutine di paillette e riciclatosi concorrente per San Marino. Una volta sul palco ha dato fondo a tutto il suo repertorio: trucco, tacchi, gabbie sadomaso, bacio omosex e cavalcata sul toro meccanico. Tutto inutile: quest’anno per essere veramente up to date bisognava essere eterosessuali, vivere sotto le bombe e dedicare pezzi a mammà. Perché quest’anno l’Ucraina e Zelensky nello star system tirano molto più di Gucci.


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