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Politica

Flop Landini, il solito sciopero del venerdì

Il Paese non si è fermato, la Cgil continua a stressare uno strumento ormai consunto

di Angelo Vitale -


Il solito sciopero del venerdì, un flop di Landini. Anche ieri, dall’eco della protesta indetta dalla Cgil solo il rumore delle piazze. L’auspicio, uno sciopero generale contro la legge di bilancio dell’attuale governo per scuotere la politica economica e sociale del Paese. All’esito, ancora una volta la debolezza di uno strumento ormai consunto.

Il solito sciopero del venerdì

Nelle città italiane, una scena divisa. A Milano solo la linea della metro M3 ferma, porte chiuse e treni fermi. Nel resto della città, però, la rete ha funzionato normalmente. A Roma, il blocco del trasporto locale non si è verificato. L’azienda dei mezzi urbani non ha aderito alla protesta e bus, tram e metropolitane hanno circolato regolarmente. Altrove, i disagi sono stati minimi o temporanei.

La Cgil ha parlato di “adesione significativa” e di “numerose piazze piene di lavoratrici e lavoratori”. Maurizio Landini ha guidato la protesta e attaccato il governo, definendo la legge di bilancio “ingiusta” e “inadeguata alle esigenze delle famiglie e dei lavoratori”. Ha parlato di un’Italia “raccontata a metà” e di una manovra che non affronta le vere priorità sociali.

Dal governo, la difesa compatta della legge di bilancio. Già la premier Giorgia Meloni aveva bollato la protesta che “cade di venerdì”. Anche il ministro dei Trasporti e vicepremier Matteo Salvini aveva attaccato la Cgil: “Invitiamo Landini, per una volta, a rinunciare al weekend lungo e organizzare lo sciopero in un altro giorno della settimana”.

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Il Paese non si è fermato

Al di là delle parole, la giornata ha mostrato un dato evidente: lo sciopero del venerdì non ha fermato il Paese. In gran parte delle città, il traffico è stato regolare. I trasporti urbani e suburbani hanno operato con orari quasi normali. Molti uffici pubblici hanno garantito i servizi minimi. La fotografia dei fatti.

Quando uno strumento perde efficacia, la sua capacità di condizionare decisioni politiche si riduce. Lo sciopero diventa un rito. Un appuntamento noto in anticipo, che non sorprende. Il rischio – L’identità lo ha già scritto – è evidente.

Un sindacato moderno non può accontentarsi di ripetere lo stesso schema. Ogni mobilitazione deve avere obiettivi chiari, strumenti efficaci e un impatto misurabile. La ripetizione rituale di scioperi programmati di venerdì alimenta la stanchezza nell’opinione pubblica e riduce la percezione di urgenza sociale. Può persino indebolire la credibilità di chi li convoca.

Flop di Landini

Infatti la Cgil ha raccolto alcune adesioni e ha portato migliaia di persone in piazza. Ma non ha ottenuto alcuna revisione sostanziale delle scelte governative. Non ha imposto un confronto reale sulla legge di bilancio. Non ha cambiato il corso delle decisioni politiche. Questo è il giudizio che conta di più.

Un sindacato con reale forza contrattuale dovrebbe puntare a strumenti che non si consumino nella ritualità. Dovrebbe trasformare la protesta in proposta e la proposta in risultato. Altrimenti ogni venerdì di sciopero rischia di essere solo un’altra pagina in bianco. Ancora una volta, il venerdì di protesta lascia una scia di parole forti e un impatto pratico debole.

Obbligatoria, la domanda se questo modello di mobilitazione serva ancora. E se, senza un cambiamento di metodo, non si stia soltanto consumando l’ennesimo rituale che logora chi protesta e non alimenta ciò che serve. un confronto istituzionale serio.


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