Cronaca

Garlasco, la nuova pista: Chiara Poggi uccisa da più persone non da Stasi

di Rita Cavallaro -


Una trama alternativa della scena del delitto, dove cambiano gli assassini, le modalità dell’omicidio di Chiara Poggi e l’orario della morte. Per ricostruire la verità del delitto di Garlasco, avvenuto il 13 agosto 2007, la Procura di Pavia sta rileggendo tutte le consulenze tecniche fatte dal Ris all’epoca, nonché le conclusioni confluite nelle varie sentenze che hanno portato alla condanna di Alberto Stasi. Perché quell’indagine è stata instradata sull’unica persona sulla quale caddero immediatamente i sospetti, tralasciando le altre possibili piste investigative. La reinterpretazione del delitto trova i suoi punti fermi nel castello di prove che il pool guidato dal procuratore Fabio Napoleone sta costruendo contro Andrea Sempio, indagato per l’omicidio in concorso con altre persone. Gli inquirenti sono convinti che l’amico di Marco Poggi fosse sulla scena del crimine. Un’ipotesi accusatoria che prende forza in quell’impronta 33, trovata sul muro delle scale della cantina, proprio sopra al punto dove è stato gettato il cadavere di Chiara, e compatibile con il palmo della mano destra di Sempio, come stabilisce una consulenza disposta dai pm. C’è poi il Dna dell’indagato sulle unghie della vittima, che sarà oggetto, insieme a reperti mai analizzati, dell’incidente probatorio, per cristallizzare la “prova” contro Sempio. E sostituendo Stasi con Sempio sulla scena del crimine, vengono meno quei tasselli che gli accertamenti scientifici e le sentenze avevano ritenuto incriminanti per Stasi. Principalmente l’orario della morte, fissato nella prima fase dell’inchiesta tra le 10.30 e le 12.30, con una maggiore centratura alle 11, e poi anticipato tra le 9.12, orario in cui viene disinserito l’allarme della villetta, e le 9.35, momento in cui Stasi accende il computer per lavorare alla tesi. Per chi lo ha condannato, il fidanzato di Chiara avrebbe agito in un lasso di tempo di 23 minuti, durante i quali ha ucciso in due fasi la ragazza, ha spostato il corpo sulle scale, si è lavato il sangue nel lavandino del bagno, ha raccolto i teli sporchi, è uscito, è tornato a casa ed ha acceso il suo pc. Ora che per gli investigatori gli assassini sarebbero altri, il lasso temporale per l’azione omicidiaria si amplierebbe di 11 minuti, fissando in 34 minuti la commissione del crimine. A convincere gli investigatori a rivedere l’orario della morte c’è quello squillo senza risposta che Alberto ha inviato a Chiara alle 9.46, al quale la ragazza non risponde, sebbene quello degli squilli di saluto fosse un’abitudine tra i due fidanzati. Un’altra rivisitazione importante è la presenza di più complici, quella mattina, nella villetta di via Pascoli: almeno due uomini, visto che sulle unghie della vittima, oltre a quello di Sempio, c’è il codice generico di un “secondo uomo”. Inoltre la nuova dinamica non comprende il lavaggio dell’assassino nel lavabo del bagno. Nella tesi che ha portato Stasi in galera, i giudici hanno condiviso la circostanza che Alberto si fosse sciacquato le mani, lasciando così l’innaturale impronta di due anulari sul dispenser del sapone, per lavare via il sangue prima di lasciare la villetta. Eppure nel lavabo c’erano 4 lunghi capelli neri, mai repertati, e sul dispenser tracce di sapone incrostato incompatibili con l’ipotesi che Stasi lo avesse ripulito. Senza contare che non sono emerse tracce di sangue nemmeno nel sifone. Per i pm, dunque, il killer si sarebbe fermato davanti al lavabo, lasciando l’impronta sul tappetino, solo per specchiarsi.


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