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Economia

Il gioco delle parti: Giorgetti ed Elly alla Manovra

L'ultimo atto del bilancio: il leghista bada allo spread, la dem urla all'austerity

di Giovanni Vasso -


Il gioco delle parti. La manovra è passata (anche) alla Camera. Voti a favore: 216. Contrari, 126, con tanto di cartelloni “Disastro Meloni”, accuse e polemiche asperrime esposte a favor di telecamere e taccuini. Astenuti, tre. Così è se vi pare. Giorgetti gongola. Se non altro, il lavoro per lui adesso è finito. Almeno per ora. Può dedicarsi qualche giorno di vacanza. Se ne riparla in primavera, quando la manovra licenziata dal Parlamento dovrà convincere gli eurocrati di Bruxelles a revocare all’Italia la procedura di infrazione per deficit del Patto di Stabilità.

Il gioco delle parti

Il brivido di non farcela, in realtà, non l’ha mai provato davvero Giorgetti. I tempi, risicatissimi, alla fine son bastati a sbrogliare la matassa parlamentare. E pure a innescare l’ultimo, ferocissimo, dibattito politico. Che, dopo settimane di avvisi e segnali, ha restituito all’Italia uno scenario inedito. Un’altra epifania del “mondo al contrario” o, per dirla forse in maniera più compita e puntuale, una nuova puntata del Gioco delle Parti. Si recita a soggetto, pure sul palco della politica. E, per carità, non c’è niente di male.

Lo scambio tra il ministro e la segretaria

Della giornata di ieri rimarrà l’immagine, anzi il duetto, tra il ministro all’Economia Giancarlo Giorgetti e la segretaria del Partito democratico Elly Schlein. Lui che, incontrandola tra gli scranni di Montecitorio, le spiega che “con lo spread sotto i duecento punti andate bene anche voi”. Lei che gli replica: “Con i tagli che state facendo a sanità, trasporti e scuola credo che avremo più problemi che altro, ma io non darò la colpa a voi”. Insomma, il leghista che si picca di aver fatto scendere lo spread, la democratica che gli rinfaccia l’austerity. Roba che, solo a pensarla qualche anno fa, sarebbe stata incredibile, al limite della fantascienza. Invece è andata proprio così. Chi governa ha dei doveri, precisi, a cui non può derogare. Chi sta all’opposizione ne ha di uguali e contrari e nemmeno può far finta di nulla. Misteri, neanche troppo buffi, della politica.  Il gioco delle parti, appunto.

La versione di Giorgetti

Giorgetti, che ha vinto la sua battaglia, non ci sta mica ad accettare tutte le critiche che gli piovono dalla minoranza. Anche perché si tratta di temi e concetti che, almeno in teoria, sono stati cari per un po’ al centrodestra. E lo sono ancora. Non è una manovra per ricchi né, tantomeno, sono state tolte risorse al welfare per destinarle all’acquisto di armi: “Non abbiamo tolto un euro in questa legge di bilancio alla spesa sociale”, ha spiegato il titolare del Mef rimandando tutto alla primavera: “Il dibattito sulla spesa per la difesa – ha spiegato – ci sarà dalla prossima primavera quando e se usciremo della procedura di infrazione”.  

“Non un euro tolto alla spesa sociale per la Difesa”, “Promesse tradite”

E ancora, facendo i debiti scongiuri, il ministro ha affermato: “Se l’Italia esce dalla procedura di infrazione, andando sotto al 3% e non è affatto scontato che questo avvenga, ma è naturalmente il mio auspicio, allora valuteremo se chiedere la deroga per l’aumento per le spese per la difesa, in modo da non toccare in alcun modo le spese destinate a sanità, a scuola, istruzione e quant’altro”. Elly Schlein, da parte sua, urla al tradimento: “Dovevate abolire la Fornero e avete allungato l’età pensionabile e abolito Opzione Donna. Dovevate abolire le accise e le avete aumentate. È sempre colpa di qualcun altro? Dopo tre anni di governo non vi crede più nessuno”. Certo è, però, che chi ha votato il centrodestra con quelle idee difficilmente accorderebbe il suo consenso al Pd che, per amore o per forza, nella stagione dell’austerità montiana ha recitato un ruolo da protagonista.

La postura di Meloni

Meloni, che saggiamente s’è sottratta alla tentazione di entrare in prima persona nel dibattito, ha brindato a una manovra “seria e responsabile, costruita in un contesto complesso, che concentra le limitate risorse a disposizione su alcune priorità fondamentali: famiglie, lavoro, imprese e sanità”. Dopo aver elencato le misure bandiera della legge di bilancio dalla riduzione dell’Irpef al “rafforzamento della sanità pubblica” passando per il “supporto a chi investe, produce e crea occupazione”, Meloni ha parlato di “un altro passo avanti per dare certezze alla Nazione e continuare a costruire un’Italia più solida, competitiva e capace di guardare al futuro con fiducia”.


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