Cronaca

I 17 anni a Roggero: la sentenza esemplare che non serve all’Italia

di Rita Cavallaro -


C’è un punto fermo nel caso di Mario Roggero: non è stata legittima difesa, il gioielliere di Grinzate Cavour ha commesso due omicidi volontari per i quali deve pagare. Il problema, in un Paese che continua a chiedere certezza della pena e poi vede scarcerati assassini obesi che fumano come turchi, è la sentenza. Perché è una sentenza esemplare, che non serve all’Italia in un momento in cui la stragrande maggioranza manifesta sfiducia nella Magistratura, che non si sente tutelata dalla legge, considerata uno spauracchio per gli onesti e una sorta di scudo per i criminali veri. Prendiamo la terribile storia di Chiara Gualzetti, la 15enne massacrata dal suo fidanzatino 16enne a Monteveglio il 27 giugno 2021. Quel ragazzo aveva premeditato il delitto, aveva già tentato di uccidere Chiara giorni prima ma aveva dovuto rinunciare al suo piano perché c’erano gli amici.

Così una domenica mattina è andato a prenderla a casa per una passeggiata romantica, nello zaino aveva il coltello e nel parco l’ha usato, accanendosi con inaudita ferocia per poi abbandonare lì il cadavere. Subito dopo l’assassinio ha mandato messaggi per depistare, come se nulla fosse ha fatto un salto in spiaggia. E quando gli investigatori l’hanno preso ha subito gettato le basi per la follia: “Mi ha detto un demone di ucciderla”. L’assassino di Chiara, per la quale non ci sono stati funerali solenni in tv, è stato processato come un minore e condannato a miseri 16 anni. Uno dei tanti casi che poi fanno sobbalzare gli italiani sulla sedia quando un gioielliere, traumatizzato per la ferocia delle rapine e le violenze precedentemente subite, viene condannato a 17 anni per aver reagito spropositatamente a quei delinquenti che minacciavano la sua famiglia con le pistole. Mario Roggero ha sbagliato, li ha inseguiti fuori e li ha ammazzati come cani sulla strada, tanto che il procuratore di Asti, Bruno Mazzei, ha definito “agghiacciante” il filmato di quella che per i magistrati è stata un’esecuzione. Ed è proprio quel video che ha spinto i giudici della Corte d’Assise ad infliggere la sentenza esemplare, con i 17 anni di reclusione, davanti a un pm che ne chiedeva 14.

Una punizione maggiore di quella che voleva l’accusa, un castigo che affonda le radici nella vendetta del gioielliere e le conferisce un aspetto politico, tralasciando completamente lo stato d’animo e la reazione di un uomo esasperato, che aveva già visto le sue donne legate e picchiate, che per alcuni interminabili minuti si è visto puntare una pistola e, in un macabro conto alla rovescia, ha sperato che il rapinatore non sparasse, non uccidesse lui e la sua famiglia. Un uomo traumatizzato, nel mirino dei banditi per così tante volte e, ogni volta, ha atteso la giustizia, o quantomeno che prendessero i suoi aguzzini, senza che ciò avvenisse mai. Esasperato al punto di convincersi che questo Stato non poteva proteggerlo e che doveva farsi giustizia da solo. Per questo, quell’ultima volta, Mario Roggero ha preso la pistola e ha inseguito i banditi in strada. Per i giudici li ha voluti giustiziare. “Si è arrogato il diritto di violare il diritto alla vita per vendetta e per reinserire la pena di morte nel nostro ordinamento”, ha tuonato il magistrato. Reinserire la pena di morte nel nostro ordinamento, un istituto che non è nemmeno previsto dalla nostra Costituzione ma al quale ultimamente si fa appello spesso. E il motivo della tentazione dell’esecuzione di Stato è proprio la mancata certezza della pena, negata giorno dopo giorno ai cittadini borseggiati nelle metro da soliti noti, a passanti aggrediti dai balordi nei centri delle città, a tutti coloro i quali hanno smesso di denunciare perché tanto la risposta è sempre la stessa: “Non possiamo fare niente, noi li arrestiamo e i giudici li rimettono in libertà”.

E allora c’è poco da stupirsi del crollo della fiducia nella Legge, che dovrebbe spingere a una rappacificazione tra giustizia e cittadini e che invece non sarà ripristinata da una sentenza esemplare verso un gioielliere incensurato per 68 anni, mentre i criminali di professione vengono lasciati liberi e gli assassini di donne, con strategie legali e sconti di pena, sono fuori di galera dopo dieci anni. Una sentenza esemplare, senza tenere conto neppure di tutte le attenuanti generiche, che prevedono una riduzione di un terzo e che avrebbero portato a una condanna a 12 anni. Ma Mario Roggero è il capro espiatorio, perché il video è agghiacciante e mostra un’esecuzione. Magari è esattamente questo che manca nella valutazione di certi giudici benevoli con gli altri assassini. Manca la prova video che possa mostrare un Filippo Turetta mentre si accanisce con inaudita ferocia su Giulia Cecchettin. Mancano le profonde coltellate e il sangue degli innocenti per sperare che esista ancora l’ergastolo.


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