Esteri

IK-3, l’inferno russo dove era detenuto Alexei Navalny

di Gianluca Pascutti -


Il carcere IK-3, conosciuto come “Lupo Polare” in Russia è una colonia penale a regime speciale situata nella città di Kharp, nella Repubblica dei Komi. Si trova a oltre 1800 km a Nord-Est di Mosca e a 60 chilometri a nord del circolo polare artico. La regione è nota per i suoi inverni rigidi, le temperature registrate scendono ogni anno regolarmente sotto i -40 gradi Celsius. L’unico modo per raggiungere questa località è in aereo o in treno. L’aeroporto più vicino si trova nella città di Vorkuta, a circa 200 chilometri di distanza. La prigione è anche raggiungibile in treno dalla città di Labytnangi, a circa 100 chilometri di distanza.

I detenuti vengono solitamente condotti in questo Gulag proprio su rotaia, il viaggio dell’orrore a loro riservato può durare settimane, addirittura mesi con varie soste in altre prigioni. I vagoni a loro dedicati sono privi di finestre e di riscaldamento, al loro interno ci sono delle piccole gabbie dove le persone vengono incatenate e lasciate lì per giorni, senza luce, cibo e acqua e nemmeno la possibilità di fare i bisogni.

È considerata una delle prigioni più dure di tutta la Russia, in queste celle sono detenuti alcuni dei criminali più pericolosi del paese, evadere è praticamente impossibile, qualora qualcuno ci riuscisse andrebbe incontro a morte certa visto le condizioni ambientali e la distanza da qualsiasi centro abitato. Le condizioni di detenzione al Lupo Polare vengono definite molto rigide, ma forse la definizione giusta è insopportabili. I detenuti sono costretti a lavorare lunghe ore in condizioni pericolose e hanno accesso limitato a cibo, acqua e cure mediche. Sono anche sottoposti a frequenti abusi fisici e psicologici da parte delle guardie.

Nel 2018, l’oppositore russo Alexei Navalny è stato incarcerato proprio in questa prigione per 20 giorni. Descrisse le sue esperienze nella colonia, in un post sul suo blog, un “inferno vivente”. Raccontò che i detenuti erano costretti a lavorare 16 ore al giorno e che venivano picchiati e torturati regolarmente in modo disumano anche fino alla morte. Navalny era stato nuovamente trasferito in questa prigione da circa due mesi. La sua morte improvvisa e la sparizione della salma sta facendo molto discutere per la popolarità e il seguito di Alexei ma al Lupo Polare tutto questo non è certo una novità, anzi è prassi comune.


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