Il dopo Zaia non è iniziato, Meloni pensa al 3° mandato
Tutto all’improvviso potrebbe rimescolarsi. Le difficoltà incontrate dal centrodestra nel voto di domenica dovute anche a candidati non all’altezza, riaprono scenari impensabili sul terzo mandato. Così il dopo Luca Zaia (nella foto), ma nemmeno quello di Vincenzo De Luca e più in là di Michele Emiliano, potrebbe non essere iniziato. Quando tutto pareva apparecchiato per l’atteso nuovo corso non solo in Veneto, ma anche in Campania, in seguito alla sentenza della Consulta che imprimeva un pregiudizio “tecnico” sulla proroga dei mandati, la politica potrebbe ritagliarsi uno spazio, tanto che a palazzo Chigi nelle ultime ore si sta valutando l’inattesa (fin qui) virata. Con un intervento legislativo dell’ultimo momento il governo Meloni potrebbe votare la norma sul terzo mandato in maniera da tranquillizzare gli animi in fibrillazione nel centrodestra. Soprattutto dei partner leghisti che con i consensi in calo dovrebbero rinunciare a rivendicare per la quarta volta di fila la guida della regione Serenissima. A meno che il totem Zaia non possa calare il poker. Certo, i mugugni non sarebbero pochi all’interno proprio di FdI, che forte del consenso alle Europee 2024 quando in Veneto ha sfiorato il 38% punta al ricambio con Luca De Carlo o Raffaele Speranzon, ma Giorgia Meloni che è un’abile stratega della politica, è consapevole che per consolidare la maggioranza alle prese con i soliti mal di pancia, con questa mossa blinderebbe la legislatura fino alla scadenza naturale nell’autunno 2027, senza dovere passare per le forche caudine magari di qualche rimpasto come la storia della Seconda Repubblica insegna. Dichiarazioni ufficiali per adesso non ci sono, e in teoria il tema del terzo mandato non è all’ordine del giorno, ma ad insospettire è il silenzio dei vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, e la leggerezza mostrata da Luca Zaia ospite a Telechiara, quando rispondendo alle domande di alcuni direttori del Nordest, è stato sibillino. Quando gli è stato chiesto se è vero che la Lega con a fianco la lista Zaia potrebbe toccare il 46%, secondo un sondaggio che gira tra gli addetti ai lavori veneti, il Doge della politica regionale ha risposto: “ Solo il 46%”. Quindi ha aggiunto a proposito del candidato ideale: “La verità è che bisogna scegliere il candidato migliore, non scegliere per casacche, perché altrimenti finisce che ci facciamo del male. Serve una guida autorevole”. Ogni riferimento alla recente tornata amministrativa era chiaramente voluta. Lasciando sottintendere che il candidato dal profilo giusto in Veneto sarebbe ancora lui.
Pronto a “fare tabacco”, come amano dire i veneti, cioè a piallare gli avversari. Ma serve appunto un provvedimento normativo del governo che dev’essere messo all’ordine del giorno. Del resto, Galeazzo Bignami, capogruppo di Fratelli d’Italia alla camera, a chi gli chiede se il partito è pronto a calare il candidato in Veneto, risponde che “per noi è importante scegliere il profilo giusto. Decideranno i leader con il territorio. Il nostro obiettivo è quello di confermare la maggioranza nelle due regioni in cui già governiamo, Veneto e Marche”. Un bagno di realtà. E a stretto giro di posta Zaia analizza che “c’è chi ha capito che cosa accadrà. Guidare una regione come il Veneto non è certo semplice, c’è un problema al giorno e oggi con i social i cittadini ti segnalano i loro problemi in diretta. Ma oggi su 51 consiglieri ce ne sono più di 30 della Lega, mentre dopo il voto la maggioranza ne avrà probabilmente 30, suddivisi in tre partiti. Quindi il governatore non avrà la maggioranza con il suo partito”. Come dire, se si sbaglia candidato si va incontro a sofferenze, che potrebbero avere ripercussioni sulla stabilità a Roma. Giorgia Meloni in versione farmacista soppesa il da farsi, considerando che l’eventuale legge creerebbe problemi anche in casa Pd, perché De Luca tornerebbe in gioco con scorno della segretaria Schlein. Nel prossimo Consiglio dei ministri il tema potrebbe tornare d’attualità. Non sarà facile, ma Zaia ci spera ancora. Giorgia e Salvini vi stanno lavorando.
Torna alle notizie in home