Esteri

Il pressing dei 27 su Pechino “Ora fermate davvero la Russia”

di Ernesto Ferrante -


L’inviato speciale cinese per l’Eurasia, Li Hui, sarà a Kiev domani “per promuovere colloqui di pace”. La sua difficile missione proseguirà in Polonia, Francia, Germania e Russia. Ad oggi non è in agenda un faccia a faccia con il presidente russo Vladimir Putin, ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov.
Li Hui, profondo conoscitore delle dinamiche politiche post-sovietiche, avrà l’arduo compito di riallacciare i nodi del dialogo tra le parti, tranciati dalla Nato e da Washington in un “gioco” che si sta rivelando molto pericoloso. È di ieri la notizia del bombardamento della Repubblica di Lugansk da parte delle forze armate ucraine con i missili a lungo raggio britannici Storm Shadow, in grado di colpire in profondità il territorio controllato dalla Russia nell’Ucraina orientale. Un funzionario occidentale ha dichiarato che il Regno Unito ha ricevuto garanzie dal governo ucraino dell’utilizzo del micidiale regalo di guerra solo all’interno e non in Russia, ma è evidente che dopo i referendum e le ratifiche delle annessioni, la questione della delimitazione dei confini e la legittimazione ad agire o difendersi non siano per niente pacifiche. Bloomberg ha recentemente scritto che gli armamenti consegnati a Volodymyr Zelensky da dicembre “costano più di quanto qualsiasi membro della Nato, ad eccezione degli Stati Uniti, spenda in un anno”. Risale alle scorse ore il colloquio telefonico tra Antony Blinken e Dmytro Kuleba. Su Twitter il segretario di Stato americano ha precisato di aver parlato con il ministro degli Esteri ucraino di “come gli Stati Uniti possono continuare a sostenere gli sforzi militari” degli ucraini. Blinken ha discusso con Kuleba dei “preparativi per la controffensiva ucraina” e del “modo in cui i contributi dei partner internazionali possono sostenerne il successo”. Poi ha sottolineato come “la sovranità dell’Ucraina sia cruciale per la pace e la sicurezza in Europa”. Grande attenzione è stata prestata “all’importanza di fornire all’Ucraina gli F-16”.

Un approccio bellicista totalmente diverso a quello del Dragone. La Cina “promuoverà con insistenza i colloqui di pace. Siamo pronti, attraverso i contatti e il coordinamento con la Russia, a dare un contributo reale alla soluzione politica della crisi ucraina”. Il tempo stringe e gli ultimi indizi sembrano portare dritti all’escalation. A ridurre le possibilità di successo del piano cinese sta contribuendo anche l’atteggiamento ostile degli Stati baltici e dell’Ue. “Deve essere molto chiaro che, quando parliamo di aggiramento delle sanzioni contro la Russia al di fuori dell’Ue, ci deve essere un messaggio universale: se aziende cinesi aiutano Mosca ad eludere le misure restrittive Ue, devono ricevere quel messaggio, ma qualsiasi altro Paese che aiuta la Russia a sfuggire alle sanzioni deve capire di essere nel nostro radar”, ha avvertito il ministro degli Esteri lituano Gabrielius Landsbergis, a margine del Gymnich, il Consiglio Esteri informale che si tiene nei pressi dell’aeroporto di Stoccolma. A chi gli ha fatto notare che colpire le aziende cinesi potrebbe danneggiare le relazioni con il gigante asiatico, Landsbergis ha replicato: “Dobbiamo pensare alla posizione europea. O no? Questo è il punto strategico: prima di tutto dobbiamo definire la posizione dell’Europa riguardo alla Russia, alla Cina, all’Ucraina, e poi possiamo parlare con gli altri con un po’ più di forza. Se partiamo dicendo ‘qualcuno si arrabbierà se facciamo questo’, mandiamo semplicemente il messaggio che non siamo abbastanza forti”. “Dobbiamo ricordare ai nostri amici e colleghi in Europa che abbiamo fatto gravi errori con la Russia: non ripetiamoli quando pensiamo alla nostra strategia sulla Cina”, ha concluso. L’Ue sta prendendo di mira chi è sospettato di aver favorito lo sforzo bellico del Cremlino. Anche se le misure contro i partner commerciali geostrategici di Putin, rischiano di avere un effetto boomerang, secondo alcuni diplomatici europei citati da “Politico”. In base alla proposta sul tavolo, visionata dal quotidiano a stelle e strisce, la Commissione vuole colpire “le persone e le entità che eludono le misure restrittive dell’Unione attraverso attività che hanno lo scopo o il risultato di vanificare i divieti contenuti in tali misure. Si tratta, ad esempio, di società stabilite in Paesi terzi che ottengono merci soggette a restrizioni da società europee, che vengono poi fornite alla Russia, direttamente o tramite intermediari”. Finora Bruxelles aveva evitato di seguire la rotta tracciata dagli Usa, ma si sta profilando una netta inversione di marcia, definita “la strada sbagliata” dal portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin. Qin Gang ha risposto per le rime all’omologa tedesca Annalena Baerbock. La posizione cinese è chiara: “Per quanto riguarda le esportazioni di beni a duplice uso, procediamo secondo i regolamenti e le leggi. Le imprese cinesi e russe hanno una cooperazione e scambi normali, e non dovrebbero essere colpite”.

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