IN LIBRERIA – Quello che so di te
Una storia che intreccia genealogia, memoria, trauma e maternità, dando vita a una narrazione che vibra tra la realtà e il mito, il personale e l’universale, il vissuto e l’invisibile Quello che so di te (di Nadia Terranova, edito da Guanda) è un romanzo il cui fulcro ruota attorno a Venera, la bisnonna dell’autrice, figura avvolta da un’aura enigmatica e dolorosa.
Internata nell’ex ospedale psichiatrico Lorenzo Mandalari di Messina, Venera è il punto di origine di un’indagine familiare che Terranova compie con l’urgenza di chi cerca non solo risposte, ma anche pace. Perché Venera non è solo un nome nel passato: è una presenza onirica, una macchia che riaffiora, chiamandola a fare i conti con un’eredità emotiva che pretende di essere decifrata. Il romanzo si snoda da un lato nella ricostruzione della vita di Venera che, con una caduta, perde la figlia che portava in grembo, fino ad arrivare alla sua successiva “follia”; dall’altro lato, c’è la riflessione sulla maternità contemporanea, filtrata dalla lente personale di Terranova, che non cela la propria vulnerabilità.
È un’indagine che scava negli archivi, nei ricordi, nei racconti tramandati e deformati, in quella che l’autrice chiama “Mitologia Familiare”: un insieme di leggende, mezze verità e silenzi colpevoli che spesso celano le forme del dolore femminile, restituite dalla storia solo come follia o debolezza. Il linguaggio è incantatorio, preciso e lirico, capace di evocare mondi con pochi tratti e di dare voce a ciò che spesso non trova parole: il senso di colpa, l’”isteria”, la fatica di essere madri, la difficoltà di fallire senza sentirsi indegne.
Il libro affronta con straordinaria onestà le contraddizioni della maternità: l’amore smisurato, la paura del giudizio, l’inadeguatezza che si insinua anche nei momenti più felici. La maternità, dice l’autrice, è un terremoto, e il lessico spesso non basta per contenere ciò che smuove. E la figura di Venera diventa il simbolo di tutte le donne rimaste intrappolate in ruoli imposti, vittime della mancanza di ascolto, della medicalizzazione della sofferenza femminile, di una cultura che ha spesso ridotto le emozioni in eccesso a patologia. Quello che so di te è un romanzo necessario. Non solo perché racconta con intensità e lucidità la genealogia femminile e le sue ferite, ma perché ci ricorda che è legittimo fallire, che è umano cedere, e che solo raccontando ciò che ci ha spezzati possiamo imparare a non romperci più. Nadia Terranova ci lascia con una certezza: non possiamo evitare le cadute, ma possiamo decidere di non farci travolgere in silenzio.
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