Politica

La sindrome Verona spaventa la destra nella sua roccaforte

di Ivano Tolettini -

ROBERTO CIAMBETTI PRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO


È l’incubo della sindrome Sboarina. La frittata non è ancora stata cucinata per il centrodestra, ma i cuochi delle comunali in salsa vicentina si stanno impegnando per eguagliare il poco lusinghiero risultato di Verona, dove un anno fa Damiano Tommasi è diventato sindaco grazie alla dabbenaggine strategica di Federico Sboarina, che venne mandato a casa dagli elettori per la propria cocciutaggine. Infatti per non fare l’accordo con l’ex sindaco Flavio Tosi, che stava per traslocare in Forza Italia e che in cambio della collaborazione gli avrebbe portato in dote i voti per vincere, ha preferito consegnare le chiavi della città di Giulietta e Romeo all’ex campione di calcio della Roma scudettata. Il sindaco uscente della città del Palladio, Francesco Rucco, fa gli scongiuri, ma che al primo turno sia sopravanzato di due lunghezze – 46,23% contro 44,06% – dal giovane sfidante Giacomo Possamai, il quale pur di vincere con sagacia democristiana ha fatto salire sul suo bastimento elettorale anche Matteo Tosetto – ex forzita ed ex assessore, altro deluso (non è il solo) della squadra di Rucco -, che ha portato in dote al capogruppo Pd in Regione un 3,45% (1.530 voti), superiore al risultato di Forza Italia al 3,41%, la dice lunga su come il clima nel centrodestra vicentino sia da lunghi coltelli. La resa dei conti dopo il ballottaggio in caso di sconfitta.

“IL TROMBATO”

Rucco il giorno dopo scuro in volto spiega ai cronisti che “essere secondi può motivare e che tutti sono carichi per la “remuntada”, anche se teme che tra due settimane con il bel tempo molti suoi elettori preferiscano andare al mare. Se il primo cittadino alla caccia della riconferma da una parte è soddisfatto per il buon risultato della lista civica personale, “Rucco sindaco”, che ha ottenuto quasi gli stessi voti (10.648) della volta scorsa col 24,03% (la lista più votata), non altrettanto può dire per i partiti che sostengono la coalizione. Fratelli d’Italia col 10% (nel 2018 ebbe l’1,67%) ha svuotato la Lega crollata al 6,43% dal 15,88%, anche se a ottobre il partito di Meloni aveva totalizzato un clamoroso 25%. Segno che al di là degli inevitabili travasi di coalizione tra le preferenze politiche e la lista Rucco, gli elettori non hanno gradito talune alchimie. La prova è il deludente risultato di Roberto Ciambetti (nella foto), uno che nella Lega a Vicenza e in Veneto conta, visto che è presidente del Consiglio regionale, uomo molto vicino a Zaia e che nel 2020 10 mila preferenze lo spinsero a Venezia, ma che stavolta è all’esame delle urne il “trombato” di lusso con solo 85 preferenze. Un inatteso e clamoroso flop. Risulta quinto e non entrerebbe in sala Bernarda neppure se Rucco vincesse. Cinque anni fa fu il leghista più votato con 257 preferenze. “Potevamo fare di più come coalizione, ora ripartiamo per vincere”, spiega ai giornalisti il politico regionale di ormai lungo corso. Ed a che a chi gli sottolinei che ha conseguito poche preferenze rispetto al 2018 replica: “La mia presenza in lista era per dare una mano più che per i voti. Ero lì per dare visibilità”, ma i partiti sono rimasti indietro. E a chi gli chiede se i dissidi in casa leghista tra salviniani e zaiani abbiano pesato tenendo distante dalle urne i supporter, Ciambetti risponde che “sotto il profilo organizzativo a livello interno sì, ma non nelle scelte degli elettori”.

LA VENDETTA

Che la vendetta sia un pasto da servire freddo è risaputo. Chiedetelo a Claudio Cicero, ex assessore della squadra di Rucco, che dopo il benservito – e lo stesso è successo con il forzista e pidiellino Lucio Zoppello messo alla porta nel quinquennio – che all’apertura delle urne ha stappato una bottiglia quando i suoi 1.217 voti (quasi il 20% in più del 2018) sarebbero stati un balsamo per il sindaco. Se è vero che per poco più di cento voti Cicero ha mancato il 3% non è stato eletto, è pur vero che cinque anni fa era stato determinante per la vittoria di Rucco al primo turno. “Il vero fallimento è il suo – afferma -, noi con risorse minime abbiamo fatto miracoli, tanto che siamo cresciuti e restiamo nell’agone politico cittadino”. Anche i voti di Zoppello (1.181) avrebbero fatto comodo al primo cittadino uscente. Rucco con il consenso raccolto da Tosetto, Cicero e Zoppello avrebbe vinto al primo turno con un risultato ben più pingue di quello di cinque anni fa. Ecco perché molti sostenitori del centrodestra temono che la sindrome Sboarina si materializzi al secondo turno.

POSSAMAI

Chi ringrazia è il 33enne Giacomo Possamai, predestinato della politica veneta, che con empatia osserva che “Vicenza ha voglia di cambiare pagina e il centrosinistra saprà interpretare le aspirazioni dei cittadini, a cominciare dai temi importanti come la Tav. Ripartiamo quartiere per quartiere, perché col ballottaggio si ricomincia da zero”.

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