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Economia

Torna la “manina” e ripartono i litigi in maggioranza

Pronto il subemendamento sulle pensioni, ritorna il conflitto tra Forza Italia e la Lega

di Giovanni Vasso -


È tornata la “manina”. E son tornati i litigi in maggioranza. Tra Lega e Forza Italia, ovvio. Il Carroccio è furioso. Perché le norme che inaspriscono i requisiti per la pensione anticipata rappresentano uno schiaffo in faccia al partito che aveva giurato di voler cancellare la riforma Fornero.

Quella gelida manina

In casa leghista è tutto in subbuglio, l’unica certezza è che sarà presentato un subemendamento a quello del governo. E che la “manina” non vincerà. “Le decisioni le prende il Parlamento e non i burocrati del Mef”, ha tuonato Armando Siri. Che ha aggiunto: “Finché c’è la Lega al Governo non esiste né oggi né mai nessun provvedimento che alzi i parametri dell’età pensionabile men che meno che sottragga il riscatto della laurea”. Ancora più duro il commento del relatore leghista Claudio Borghi che, su X, ha fatto mea culpa: “Abbiamo anche dei difetti, per esempio non controlliamo abbastanza le riformulazioni che escono dal Mef e che contengono sciocchezze sulle pensioni”.

Il groviglio Lega-Fi

Quindi, proprio Borghi, ha bollato il garbuglio del riscatto della laurea a fini pensionistici come un’idea “molto goffa”. “Purtroppo qualcuno non ha capito se vuoi mettere una clausola di salvaguardia lo devi dire, se non sembra un intento politico. È anche anticostituzionale, come fai a fregare dei soldi a persone che hanno riscatto la laurea”. Sullo sfondo, però, rimane l’acredine tra i due soci junior del governo. Già, perché martedì sera ha fatto rumore l’uscita del capogruppo Massimiliano Romeo che, rivolto agli azzurri, si sarebbe lamentato perché i tecnici avrebbero favorito le richieste di Fi rispetto a quelle leghiste. Accuse a cui ha risposto, ad Affari Italiani, il portavoce azzurro Raffaele Nevi: “Non è assolutamente vero che siamo stati favoriti”.

Segnali di distensione da Confindustria

Intanto, mentre in aula andava in scena la replica di Elly Schlein a Meloni, è arrivato al governo un segnale di distensione da parte di Confindustria. Il presidente Emanuele Orsini, valutate le modifiche che impattano sulle norme a favore delle imprese, dalla Zes fino agli superammortamenti, ha dichiarato che ora “siamo sulla giusta strada”. Certo, occorrerebbe una certa solerzia nel porre l’Italia tra i Paesi Ue che firmano l’accordo con il Mercosur che, stando ai conti del capo degli industriali, “vale 14 miliardi”. Ma tant’è. Nel frattempo Fratelli d’Italia ha deciso di lasciar perdere, e far cadere, l’emendamento sulla tassa da 500 euro per i pagamenti in contanti oltre la soglia dei 5mila euro e fino ai 10mila. Una proposta, a firma Gelmetti, che intendeva riportare il dibattito sul tema della tracciabilità dei pagamenti.


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