Esteri

Negoziati tra Hamas e Israele: cala il gelo dopo l’ottimismo

di Ernesto Ferrante -


L’ottimismo egiziano per i progressi nei negoziati al Cairo sul rilascio degli ostaggi e il cessate il fuoco tra Hamas e Israele è durato appena qualche ora. “Non vediamo ancora nessun accordo all’orizzonte – ha detto una fonte israeliana a Ynet – La distanza tra le parti è ancora grande”. La delegazione di Tel Aviv non avrebbe accolto nemmeno una delle richieste di Hamas e questo avrebbe bloccato qualunque sviluppo positivo. I negoziatori del gruppo di resistenza palestinese hanno lasciato la capitale egiziana per consultarsi con i loro leader. Le condizioni poste sono note: il cessate il fuoco permanente nella Striscia di Gaza, la possibilità che i palestinesi possano rientrare nelle loro case nel nord dell’enclave, il ritiro completo delle forze di difesa israeliane e uno scambio tra detenuti palestinesi e ostaggi, oltre alla distribuzione di cibo per la popolazione.
Il conflitto continua a mietere vittime. Tre persone sono state uccise in un raid aereo dello Stato ebraico condotto nel sud del Libano. A riferirlo sono stati due membri della sicurezza citati dall’emittente al-Arabiya, secondo i quali tra i tre morti si conta anche un comandante sul campo della forza di elite di Hezbollah, al-Radwan. Nell’attacco è stato colpito il villaggio di Al Sultanya.
Funzionari delle Nazioni Unite hanno affermato che sei mesi di violenza al confine tra Israele e Libano “devono finire”, sollecitando una de-escalation e “maggiore spazio per la diplomazia”.
“Sono passati sei mesi da quando sono iniziati gli scontri a fuoco lungo la Linea Blu, e continuano senza sosta, mietendo pesanti perdite da entrambe le parti”, hanno scritto in una dichiarazione congiunta la coordinatrice speciale delle Nazioni Unite per il Libano, Joanna Wronecka, e Aroldo Lazaro, capo della Forza provvisoria delle Nazioni Unite in Libano (Unifil).
Il Libano “non permetterà una guerra totale” con Israele. Lo ha fatto sapere Nabih Berri, presidente del Parlamento libanese e alleato della formazione sciita capeggiata da Nasrallah, precisando che Beirut “continuerà a esercitare autocontrollo” quando si tratterà di scontri al confine con gli israeliani e “non permetterà che si arrivi a una guerra totale”.


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