Esteri

Niger: Bazoum chiede agli Stati Uniti di intervenire e Prigozhin “Movimento di liberazione”

di Ernesto Ferrante -


Niger: Bazoum chiede agli Stati Uniti di intervenire
Prigozhin: “Trasformazione opera di un movimento di liberazione”
Il presidente nigerino deposto Mohamed Bazoum ha scelto le colonne del Washington Post per chiedere agli Stati Uniti e all’intera comunità internazionale “il ripristino dell’ordine costituzionale” nel Paese, mettendoli in guardia sulle “conseguenze devastanti del golpe nella regione e nel mondo intero”.
“Nel momento del bisogno, scrive Bazoum, chiedo al governo degli Stati Uniti e all’intera comunità internazionale di aiutarci a ripristinare il nostro ordine costituzionale. La lotta per i nostri valori condivisi, tra cui il pluralismo democratico e il rispetto dello Stato di diritto, è l’unico modo per compiere progressi sostenibili contro la povertà e il terrorismo. Il popolo nigerino non dimenticherà mai il vostro sostegno in questo momento cruciale della nostra storia”.
“L’intera regione centrale del Sahel, avverte l’ex leader del Partito nigerino per il Socialismo e la Democrazia (Pnds Tarayya), ripetendo il mantra caro a Washington e Bruxelles, potrebbe finire sotto l’influenza russa attraverso il gruppo Wagner, il cui brutale terrorismo è stato chiaramente smascherato in Ucraina”.
Il due volte capo della diplomazia del Niger accusa i golpisti di affermare il falso sull’insicurezza dei confini, gli insuccessi nella lotta contro i jihadisti, Boko Haram in primis, e le condizioni delle casse statali.
L’ex presidente, che dice di scrivere “da ostaggio”, sottolinea tra le altre cose che sotto la sua presidenza a livello economico e sociale ci sono stati notevoli miglioramenti, tanto che a marzo il segretario di Stato statunitense Antony Blinken aveva definito il Niger “un modello di resilienza, un modello di democrazia, un modello di cooperazione”.
Nel frattempo, il generale Abdourahmane Tchiani, il capo della Guardia presidenziale, che si è autoproclamato nuovo leader, è fermamente intenzionato a portare avanti quella che è anche una rivolta contro l’Occidente.
I negoziati con l’Ecowas hanno registrato un’altra battuta d’arresto. La delegazione dell’organizzazione dei Paesi dell’Africa occidentale che era atterrata nella capitale Niamey nella serata di ieri è ripartita nella notte senza riuscire a incontrare Tchiani.
Un portavoce dei militari ha ribadito che “ogni aggressione o tentativo di aggressione contro il Niger vedrà una risposta immediata e senza preavviso”. Le autorità di Mali, Burkina Faso e Guinea, hanno fatto sapere che un intervento nel territorio attualmente controllato da un gruppo “amico” equivarrebbe a una dichiarazione di guerra nei loro confronti.
Nelle ultime ore è tornato a farsi sentire anche Yevgeny Prigozhin, il capo della Wagner. In un video su Telegram, Prigozhin attacca “una società francese che sfrutta l’uranio del Niger” (Orano, uno dei colossi del nucleare) e gli occidentali, ai quali addebita la colpa di aver foraggiato il jihadismo.
La causa di tutto sarebbe lo sfruttamento neo-coloniale da parte dei “predatori” del Vecchio Continente delle risorse dello Stato del Sahel. “Ma non si può pagare agli autoctoni il 5% del prezzo al quale lo rivendono, come fanno loro. È così che il Niger è sprofondato nella povertà da molto tempo. Per nascondere questi crimini economici, continua il magnate, il Paese è stato riempito di un alto numero di terroristi, che avrebbe dovuto essere controllato da un grande numero di truppe diverse, finanziate dall’Onu, dall’Ue, dagli americani, dai britannici e da chissà chi. Così, il popolo nigerino, che doveva considerarsi libero e felice, grazie alle opportunità economiche offerte dal proprio Paese, si è fatto derubare di tutto. E per farli tacere, li hanno mantenuti nella paura per parecchi decenni”.
“Per questo motivo, conclude Prigozhin, la trasformazione del Niger era assolutamente necessaria. Il potere di Bazoum e dei suoi complici permetteva a questa coalizione di predatori di restare sul territorio nigerino. Ecco di cosa si tratta, di un movimento di liberazione per l’indipendenza del Paese”.

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