Salute

Polemiche per i medici cubani in Calabria, la protesta di Cisl Medici

Fa discutere la mossa della Regione Calabria di affrontare il deficit sanità sui territori con una chiamata a medici provenienti da Cuba.

di Giovanni Mauro -


Fa discutere la mossa della Regione Calabria di affrontare il deficit sanità sui territori con una chiamata a medici provenienti da Cuba. “Che la carenza di medici fosse ormai un’emergenza nazionale è cosa nota a tutti, che i nostri eccellenti giovani colleghi non siano più attratti dal mercato del lavoro nazionale, né pubblico né privato, ormai lo sanno anche i meno informati. Sembra però che nessuno abbia il coraggio di risolvere la questione”. E’ quanto sottolinea Benedetto Magliozzi, segretario generale della CISL Medici. “Noi avevamo suggerito da qualche anno di far rientrare dal quarto anno gli studenti italiani che non avevano avuto la possibilità di studiare in patria, in modo da permettere loro di terminare qui gli studi e inserirli prontamente nel sistema salute. Così come avevamo denunciato che la politica dei blocchi contrattuali col tempo avrebbe reso poco gratificante il “posto pubblico” – prosegue -. Ma la fantasia dei presidenti di regione supera ogni limite: apriamo gli ospedali ai medici cubani. Senza nulla togliere ai colleghi non solo di Cuba ma di ogni altro Paese, come faranno gli organi preposti, ad esaminare curriculum, percorso di studi e conoscenza della lingua italiana? In che forma contrattuale verranno inquadrati questi medici? Tutte domande lecite visto che la delicata professione medica è normata in maniera puntuale e precisa al fine di garantire l’altissima qualità dei professionisti che la esercitano. Siamo oltre l’emergenza, siamo all’improvvisazione”.

“Ogni territorio, in dispregio a norme e leggi, va a “ruota libera” e certamente la campagna elettorale spinge la fantasia oltre ogni ragionevole “decenza”. Abbiamo come CISL Medici denunciato l’abuso al lavoro somministrato per la dirigenza sanitaria, qualche regione ha provveduto a fermare questi abusi, ma altre continuano in questa “deregulation” che fa da sponda al cosiddetto federalismo fiscale e al regionalismo differenziato che secondo noi darà il colpo di grazia al sistema sanitario nazionale – aggiunge -. Ora la misura è colma, si convochino immediatamente tutti i tavoli di trattativa sindacale e si mettano in campo serie politiche salariali sulla dirigenza medica e sanitaria, si mettano in condizione di lavorare in maniera sicura e gratificante i medici e i sanitari di questo Paese, si torni ad essere uno stato di diritto dove ogni individuo e ogni medico siano curati e lavorino con la dignità sancita dalla nostra Carta costituzionale”.


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